Il grido di ribellione di Nevia al Sudestival

by Luana Martino

Il Sudestival prosegue e nella sezione lungometraggi, per questo appuntamento, si è scelto Nevia, film diretto da Nunzia De Stefano.

Il film, già presentato nella sezione Orizzonti al Festival di Venezia, narra la storia di una 17enne (Virginia Apicella) cresciuta troppo velocemente; nel posto in cui vive, infatti, è diventata grande ancora prima di essere stata bambina. È un’adolescente minuta e acerba, ma molto caparbia che si trova a dover sopravvivere nel campo di Ponticelli, quartiere periferico di Napoli, insieme alla nonna Nanà (Pietra Montecorvino), la zia Lucia (Franca Abategiovanni) e la sorella minore Enza (Rosy Franzese).

Il mondo in cui Nevia è nata non offre alcuna opportunità alle donne. Il modus agendi delle figure femminili che circondano la protagonista sembra essere l’unico possibile e perseguibile; perpetuare le dinamiche di vita che già la nonna aveva affrontato, sottostare ad un imponimento sociale e famigliare: questo è ciò che ‘tocca’ alla giovane protagonista.

Nevia consapevole della sua condizione si nasconde dietro vestiti sportivi e un atteggiamento ribelle, mentre ogni giorno scorre via identico a tutti gli altri, tra piccoli lavoretti e grandi responsabilità, qualche contrasto con Nanà e la tenerezza per Enza.

Qualcosa, però, dentro di lei sta mutando, Nevia è pronta per un cambio radicale, lei è differente da sua nonna e attende il momento giusto per poter fuggire da un mondo che non le appartiene.
L’occasione giusta arriva quando nella zona si stanzia un circo, la quotidianità della ragazza, così, va in frantumi e inizia a farsi largo una nuova e improvvisa possibilità.

Nevia, esordio alla regia per Nunzia De Stefano (ex moglie di Matteo Garrone, qui in veste di produttore), è dunque un film al femminile dove due donne, in particolare, fanno sentire il loro grido di ribellione. La prima è proprio la De Stefano (che è anche sceneggiatrice del film) che, in un certo senso, rievoca con questo lavoro il suo vissuto di bambina e di adolescente che ha conosciuto la vita nei container in seguito al terremoto del 1980.
La seconda è una straordinaria interprete che si carica sulle spalle il film offrendogli un corpo fragile che, però, nasconde una carica incredibile che emerge lentamente nel corso della narrazione.

Nevia è concepito, dunque, come il classico romanzo di formazione ambientato nel contesto periferico partenopeo. La Napoli degli emarginati, della criminalità quotidiana, dello squallore, quegli elementi che, cinematograficamente parlando, sono stati già alquanto raccontati. Il lavoro della De Stefano infatti, pur essendo puro e sincero manca un po’ di forza nel racconto.

Non ci sono picchi emozionali tali da poter travolgere lo spettatore, il film scorre lineare e la malinconia, il disagio, le difficoltà della giovane protagonista sono esplicite sin dall’inizio e restano tali in corso d’opera. Anche la scelta del circo come evasione resta un po’ incompiuta: non è ben chiara la figura del personaggio interpretato da Pietro Ragusa che è afflitto da problemi di salute mai esplicitati e chiariti o la sua sfuriata nei confronti di Nevia non ben strutturata.

La bravura di Apicella, come detto pocanzi, riesce però a far dimenticare l’andamento un po’ piatto del racconto e a far emerge quel messaggio così importante: sfuggire al controllo degli uomini che vorrebbero esercitare un qualche potere sulla giovane Nevia.

La De Stefano è, comunque, riuscita a costruire un personaggio indipendente e ribelle descrivendo la realtà della periferia napoletana attraverso un duplice filtro, quello dello sguardo femminile e quello della giovinezza.

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