Fragilità umana e verità nella mostra sulla Scuola di Londra al Chiostro del Bramante

by Marianna Dell'Aquila

Introspezione, fragilità dell’uomo, evasioni, verità rappresentata senza alcun filtro, ma anche storie di immigrazione e di riscatto sociale. Sono questi alcuni dei temi affrontati in Bacon, Freud, la Scuola di Londra, la mostra che si terrà fino al 23 febbraio 2020 al Chiostro del Bramante di Roma. Oltre quarantacinque opere di sei artisti raggruppati nella cosiddetta “School of London”, tra cui due capisaldi dell’arte contemporanea come Francis Bacon e Lucian Freud, insieme a Micheal Andrews, Frank Auerbach, Leon Kossof e Paula Rego. Artisti che hanno scelto la pittura come strumento per raccontare la vita senza filtri (contrariamente a quanto succede oggi), realizzando opere in cui la condizione umana viene rappresentata con crudezza e sincerità.

Nata in collaborazione con la Tate di Londra (dopo il successo della mostra Turner) e curata da Elena Crippa, la mostra raccoglie le opere di un gruppo di artisti molto eterogenei, ma uniti fondamentalmente da una cosa: hanno vissuto il dramma e la devastazione della guerra e del dopoguerra. Sono nati tutti tra l’inizio del ‘900 e gli anni Trenta, vengono da Paesi e formazioni artistiche differenti e hanno scelto Londra come luogo dove vivere. Per loro però Londra non era solo il luogo dove studiare e lavorare, “era anche il luogo in cui incontrarsi e fissare attraverso le loro opere quell’umanità che si era persa durante la guerra” ha spiegato la curatrice Elena Crippa.

Oltre quarantacinque opere tra dipinti, disegni e incisioni realizzate dai sei artisti tra il 1954 e il 2004 e che hanno al centro delle loro opere sempre il tema della realtà rappresentata nella sua crudezza. La prima parte dell’esposizione è dedicata alle opere degli anni ’40 e ’50 con ritratti o autoritratti in cui vengono completamente stravolti i canoni della bellezza a favore di una maggior impressione sulla tela di anime e sguardi. Lucian Freud diceva infatti “La mia idea di ritratto scaturisce dall’insoddisfazione per i ritratti che assomigliano alle persone. I miei ritratti devono essere ritratti di persone, non simili alle persone. Non creare qualcosa che assomigli alla persona, ma incarnarla. Per quanto mi riguarda il materiale pittorico è la persona. Voglio che il dipinto sia fatto di carne”.

Le opere di Feud, Kossoff e Auerbach esposte al Chiostro del Bramante sono state realizzate quando gli artisti avevano tra i 20 e i 30 anni. Ritraevano amici, parenti oppure amanti costretti a lunghe ore di posa negli studi perché loro lavoravano solo così, cioè con il modello davanti per poterlo studiare e fissare sulla tela al di là della semplice rappresentazione anatomica del corpo. La mostra prosegue con la parte dedicata a Francis Bacon in cui sono esposti alcuni dei suoi lavori più importanti come Study of Portrait del 1954 e Portrait of Isabel Rawsthorne del 1966.

A differenza di Freud che amava lavorare con dei modelli in studio, Bacon si serviva di fotografie che per lui erano una grandissima fonte di idee. Il pittore irlandese sosteneva che ormai la fotografia avesse assunto quello che in passato era stato uno dei principali ruoli della pittura, cioè rappresentare e documentare la realtà. Libera da questo compito, la pittura avrebbe potuto occuparsi di altro, come imprimere le “sensazioni”. Bacon stravolgeva immagini fotografiche nella forma e nei colori, lavorava la materia pittorica fino a creare delle forme lacerate e laceranti che, proprio come L’Urlo di Munch, dovevano rappresentare la perdita di senso, l’orrore dell’esistenza. Bacon diceva “L’urlo mi viene bene, ma ho molti problemi con il sorriso”.

Anche Michael Andrews ha utilizzato la fotografia come base di ricerca, mentre le opere di Paula Rego hanno come tema centrale la condizione sociale delle donne con frequenti riferimenti autobiografici. Al contrario, Frank Auberbach e Leon Kossoff mettono al centro la città di Londra rappresentata spesso con toni drammatici e cupi. Gli scorci che la città inglese offre a questi artisti sono anche il pretesto per riflettere sul disegno, sulla pittura e sulla luce come nel caso di Chirst Church, Spitalfields del 1990 e Chirst Church, Spitalfields, morning di Kossoff del 1986.

I visitatori di Bacon, Freud, la Scuola di Londra potranno inoltre vedere per la prima volta in Italia The Naked Truth di Enrico Maria Artale, un cortometraggio in cui, attraverso l’evocazione di un momento immaginario che precede la nascita dell’opera d’arte (in particolare vengono evocate due tele di Francis Bacon e due di Lucian Freud), viene messa in scena la fase che precede la realizzazione delle opere stesse. Con questo ed altri progetti speciali, il DART – Chiostro del Bramante conferma anche la sua vocazione sperimentale fatta di contaminazione di linguaggi e mirata ad un sempre maggior coinvolgimento del pubblico.

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