Museum Day, entusiasmo a Villa Giulia. «Dopo il restauro ammireremo la Latona di Veio in uno splendore molto simile all’antico»

by Michela Conoscitore

Il 18 maggio, per l’international Museum Day, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma era in totale fermento: accanto agli operai che stanno ultimando uno degli interventi che ottimizzeranno la fruizione del museo, splendido esempio di villa rinascimentale romana, c’era il vociare allegro delle scolaresche, impegnate nella visita con i propri docenti, che affollavano gli affrescati portici interni. Inoltre, presenti anche gli alunni del liceo Tasso, coinvolti dal direttore di Villa Giulia, Valentino Nizzo, nel progetto PTCO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’Orientamento), che si sono trasformati in guide per accompagnare i propri coetanei nel percorso di visita. A rendere la giornata ancora più speciale, l’appuntamento che il direttore ha dato alla stampa per presentare l’avvio dei restauri di una delle sculture identitarie del museo da lui diretto, una delle ‘superstar’ di Villa Giulia, la Latona di Veio.

Oltre al Museum Day, Villa Giulia ha celebrato anche un’altra ricorrenza significativa, ovvero il rinvenimento a Veio da parte di Giulio Quirino Giglioli, il 19 maggio del 1916, quindi in pieno conflitto bellico, del famoso gruppo scultoreo etrusco conservato a Villa Giulia, a cui appartiene anche la Latona. Dopo sessant’anni dall’ultimo intervento, la scultura necessita di un urgente intervento conservativo, e grazie ad una partnership culturale ciò è stato reso possibile dallo studio legale Carbonetti e Associati, guidato dal professor Francesco Carbonetti, che ha deciso di sostenere interamente il restauro della fragile scultura in terracotta. A riscoprire l’originaria bellezza della scultura etrusca contribuirà il restauratore Sante Guido, già autore dei restauri dell’Apollo e dell’Ercole, affiancato dalla responsabile del Servizio per la Conservazione del Museo, la dottoressa Miriam Lamonaca. I due professionisti lavoreranno open-air durante le operazioni di restauro, così da dare al pubblico la possibilità di ammirare anche il loro prezioso lavoro.

Dopo aver superato la pandemia, e rivisto il pubblico rimpadronirsi dei luoghi della cultura e dei musei, in questo momento mentre parliamo possiamo sentire il vociare di una scolaresca che sta ammirando l’Apollo. Oggi siamo felici perché questa è la nostra quotidianità”, ha dichiarato entusiasta il direttore Nizzo a bonculture, che ha proseguito, “rivedere le scuole, i visitatori, i turisti stranieri, per noi tutto ciò è fondamentale. Per questo, è ancor più significativo che il recupero di un’opera, tra le più importanti dell’arte etrusca, avvenga in modo condiviso, in uno spazio aperto che è quello in cui le opere sono normalmente conservate. Quindi essendo il restauro visibile ai visitatori, la loro visita si arricchirà dell’esperienza professionale di un restauro. Tutto questo è stato possibile grazie allo studio legale Carbonetti. Il restauro consentirà un’identità visiva coerente fra tutte le sculture che coronavano la sommità del tempio di Portonaccio. Dopo il restauro, che prevede un montaggio e rimontaggio della scultura, ammireremo la Latona in uno splendore molto simile all’antico”.

ìRestaurare un reperto così antico è, allo stesso tempo, una sfida e un dovere: “Inizieremo con l’indagare l’opera, provare a capire come è stata realizzata e rinvenendo i pigmenti, i colori originali, la tecnica utilizzata”, ha spiegato a bonculture il restauratore Sante Guido, “ma indagheremo anche sul precedente restauro, quando i tanti frammenti della scultura furono messi insieme per ricomporla. Inoltre, saranno eseguite sulla Latona molte indagini diagnostiche, i preliminari che precederanno il restauro dureranno circa due mesi: foto ad infrarossi, ad ultravioletti, raggi X per capire com’è la struttura metallica interna. Per la prima volta procederemo con una scansione 3D di tutte e tre le statue veienti, al fine di digitalizzarle e avere una banca dati per infinite utilizzazioni. Quando avremo i risultati di tutte le varie indagini, cominceremo col restauro, presumibilmente a settembre. Per circa tre, quattro mesi puliremo le superfici, ma rispetto ai restauri delle precedenti sculture, questa volta utilizzeremo anche un laser, per i dettagli più minuti.

Rispetto alle altre sculture del gruppo, la Latona fu ricomposta pezzo dopo pezzo, e le parti perdute, colmate da ricostruzioni moderne. Infatti, la difficoltà maggiore sarà sostituire proprio uno di questi innesti nella statua antica, come spiega il dottor Guido: “Rimodelleremo una parte non originale di integrazione, sto parlando della porzione che va dalle spalle e comprende la capigliatura, il mento e il collo della Latona perché, ad oggi, l’anatomia esistente mortifica un po’ questa figura femminile. In ultimo, uniformeremo cromaticamente tutte le parti, come per l’Apollo e l’Ercole. Rispetto a sessant’anni fa, la sensibilità rispetto al materiale archeologico è cambiata. Un esempio fu il restauro dell’Apollo, che creò quasi una sorta di choc nell’ambiente: la scultura fu restaurata archeologicamente, nel rispetto delle parti originali, quasi trascurando il dato estetico. Cesare Brandi, il teorico del restauro italiano, assicurava che la lettura dell’opera d’arte è primaria. L’intervento dei restauratori, quindi, come in questo caso è riconoscibile e reversibile.

Dopo la chiusura causa Covid, che il museo ha saputo fronteggiare positivamente, il direttore Nizzo può tirare un sospiro di sollievo: “Affrontiamo in modo positivo, situazioni in cui è meglio essere negativi”, ha affermato ironicamente, ricordando il periodo del lockdown. Ma il direttore è sempre proteso verso il futuro, con progetti che migliorino la fruizione del museo: “Molti lamentano l’attuale collocazione del gruppo scultoreo di Veio nella sala finale del museo, anche se c’è una logica rispetto ad essa; ma c’è un progetto di riallestimento parziale del museo, curato da me in collaborazione con l’Università La Sapienza, che ruota attorno ad una ricollocazione più degna delle statue di Portonaccio. Per farlo mancano i finanziamenti, con il restauro della Latona contiamo di accendere l’interesse, e che chissà qualcuno non ci ascolti. È uno degli ultimi sogni che mi rimangono, da direttore. Tanto altro è stato già realizzato, o è in fase di realizzazione grazie ai fondi del Pnrr, e altri fondi speciali. Questo è l’obiettivo più bello che un direttore può centrare: vedere il museo migliore di come l’ha trovato.

Occasioni come queste coronano, come nel caso del Museo Etrusco di Villa Giulia, il lavoro di un intero team e si prestano a dei bilanci, sul lavoro svolto e su quello che c’è ancora da fare: “Io non sono mai soddisfatto, mi prefiggo sempre obiettivi più difficili da raggiungere”, ha spiegato il direttore Nizzo, “come museo, abbiamo pagato molto il tempo che ci è stato sottratto quando è stata revocata l’autonomia. Sei mesi di limbo che, poi, sul piano amministrativo sono diventati un anno e mezzo di interruzione delle attività. In questo momento abbiamo tanti cantieri attivi, che dovevano essere già ultimati da tempo. Inoltre, l’organico è molto ridotto ma sta egregiamente interpretando quello che Villa Giulia merita. Il bilancio, quindi, è estremamente positivo sia dal punto di vista umano, di chi lavora nel museo, sia di chi lo fruisce. C’è una comunità intorno a Villa Giulia: con la convenzione Tular Rasnal, qualunque comune d’Italia la sigli dà diritto ad uno sconto sui biglietti del museo ai suoi residenti, perché si entra a far parte di questa famiglia con messaggi simbolici che creano una rete dal basso. Questo è quello che i musei devono fare, aiutare la società a crescere per uno sviluppo culturale, ma anche economico, devono aiutare a far stare bene, ed essere anche inclusivi. Pochi giorni fa abbiamo inaugurato una riproduzione del Sarcofago degli Sposi, finanziato dalla Chiesa Valdese, ciò darà la possibilità ai non vedenti di vedere con mano l’opera più emblematica del nostro museo.”

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