Un cantiere di autocostruzione «Agibile e Mediterraneo»: è Tex, il primo teatro del sud Italia co-progettato dalla comunità che lo abita

by Anna Maria Giannone

Da grande sarò un teatro. Con lettering colorato questo sogno, dal 2018, è scritto sui muri del secondo corpo di fabbrica dell’ex stabilimento enologico “Dentice di Frasso” a San Vito dei Normanni. Siamo nell’ExFadda, laboratorio urbano per l’aggregazione, la creatività e l’innovazione sociale, nato dall’esperienza di Bollenti Spiriti, una delle realtà più belle e riuscite avviate nel solco di quel percorso, oggi il racconto vivo di come l’idea di uno spazio pubblico e aperto alla comunità si sia dimostrata non sono realizzabile ma anche ampiamente sostenibile. Un luogo in perenne trasformazione – leggero si definisce – in ascolto costante delle tracce lasciate dalle persone che lo attraversano. Così tre anni fa, ai laboratori e al ristorante, ExFadda ha deciso di aggiungere un nuovo pezzo, avviando il processo di gestazione di un teatro.

A distanza di 3 anni quel progetto è diventato grande davvero e, sfidando burocrazia e difficoltà non prevedibili – fra le quali una pandemia mondiale – è diventato Tex, il primo teatro del sud Italia co-progettato, autocostruito e gestito dalla comunità che lo abita.

Affidato da febbraio 2020 alla compagnia Teatro Menzatì e World Music Academy, Tex è ora ufficialmente riconosciuto come luogo di spettacolo, pronto ad aprire le sue attività al pubblico e agli artisti. Per raccontare questa partenza abbiamo intervistato Valentino Ligorio, co-direttore del Tex assieme a Vincenzo Gagliani,

Il Tex è primo teatro co-progettato in Italia? Ci spieghi cosa significa?

Il Tex è il primo teatro in Italia ad essere non solo co-progettato, ma anche autocostruito e co-gestito. Quando abbiamo avviato questo percorso ci trovavamo per le mani una sala di 700 mq con volte a capriata di 17 metri, completamente vuota e completamente bianca e ci siamo detti:” Che ne facciamo?”. Da subito si sono presentati una serie di problemi, innanzitutto di natura acustica. La coprogettazione ha significato mettere attorno a un tavolo un gruppo di architetti, tecnici e artisti assieme a studenti dei Politecnici di Bari, Torino e Napoli. Da questi incontri è venuto fuori un primo disegno dello spazio, a fine 2018, poi più volte rivisto fino a quando non abbiamo iniziato a mettere effettivamente le mani sul teatro nel settembre 2020 con un grande cantiere di autocostruzione. Qui abbiamo messo assieme studenti dei politecnici in residenza che hanno effettivamente costruito e realizzato il disegno quasi definitivo del teatro.

Un ruolo importante in questo processo lo ricopre la comunità di San Vito dei Normanni. Come avete coinvolto i cittadini nelle diverse fasi?

Quando parlo del coinvolgimento di operatori e tecnici mi riferisco soprattutto a coloro che già gravitavano attorno alla comunità di ExFadda e di San Vito. Una trentina di cittadini che si occupano a vario titolo di cultura e innovazione sociale hanno preso parte alle sessioni di autocostruzione, contribuendo pezzo dopo pezzo e cercando soluzioni ai problemi che di volta in volta si sono presentati. Il progetto finale, presentato dagli architetti per l’ottenimento di licenza del pubblico spettacolo, ha di fatto inglobato al suo interno le modifiche che sono venute fuori lavorando assieme, in gruppo.

Che tipo di spazio è venuto fuori?

15 anni fa il Comune di San Vito dei Normanni ha affidato al GAL Alto Salento il secondo corpo di fabbrica dello stabilimento, gemello dello spazio occupato dal laboratorio urbano. Il GAL lo ha ristrutturato e poi assegnato nel 20020 a una cordata di tre realtà: Teatro Menzatì, Word Music Academy e una srl che gestisce anche la parte Laboratorio e Ristorante dell’ExFadda. Lo spazio è stato ristrutturato per essere un centro di formazione turistica. Noi abbiamo pensato di costruirci all’interno un teatro. Intersecando queste due anime è venuta fuori l’idea di avere un teatro particolarmente attento a quello che possiamo chiamare sviluppo locale, alle connessioni fra cultura spettacolo dal vivo, fra turismo e territorio. Questa è la sua linea caratteristica: vedere nello spettacolo del vivo non un fine ma un mezzo. Anche agli artisti che transitano in questo spazio chiediamo di fare propria questa visione.

Ci sono già dei progetti artistici in cantiere che adottano questa prospettiva di connessione fra spettacolo e sviluppo locale? Ci racconti?

Il primo nasce nell’ambito del percorso di Arti Puglia chiamato “Estrazione dei talenti”. Abbiamo candidato un progetto dal titolo “Tex Academy” con l’obiettivo di accreditare lo spazio come luogo di formazione professionale riconosciuto dalla Regione, soprattutto nell’ambito dello spettacolo dal vivo e il turismo. Al momento Tex sarebbe uno dei pochissimi teatri accreditati in Puglia. Il secondo percorso proviene dal bando del Servizio civile nazionale “Fermenti”, abbiamo un progetto che si chiama “Agibile Festival” e per i prossimi 18 mesi realizzeremo un festival di natura internazionale che connetterà produzione e formazione artistica e tecnica destinata alla popolazione di San Vito, giovanile e non solo. “Agibile” perché vorremmo sperimentare formule che aumentino la fruibilità di spazi e contenuti artistici, un percorso di formazione e avvicinamento della popolazione di San Vito al teatro che porteremo avanti in collaborazione con la compagnia Vico Quarto Mazzini e con WondeRadio, una radio realizzata da persone non vedenti e ipovedenti. Il terzo progetto coincide con la programmazione e la produzione teatrale che si svilupperà nel Tex. Vorremmo che il nostro diventasse un teatro Mediterraneo, guardando a quest’area geografica come alla sua specificità, per questo stiamo avviando percorsi che coinvolgano artisti provenienti da paesi di tutto il bacino.

C’è stato un momento in cui avete pensato di abbandonare il processo di co- progettazione perché troppo difficoltoso?

Roberto Covolo, l’uomo che ha creato Ex Fadda, il primo Project Manager di questo spazio diceva già nel 2016 che la comunità è – per usare un eufemismo – è un bel problema. Non bisogna immaginare la co-progettazione come un entusiasmante momento di coinvolgimento di operatori e cittadini, senza intoppi e problemi. Co-progettare non è un processo pacifico, la prima cosa da affrontare è proprio allentare tutte le tensioni fra i diversi stakeholder locali. In primo luogo, ci siamo trovati ad affrontare conflitti: fra ingegneri e architetti, compagnie vernacolari e artisti più contemporanei, fra scuole di danza, e via dicendo. È un processo maledetto da cui vuoi scappare tutti i giorni ma che poi, se portato fino in fondo, dà grandi risultati. In scena con noi nello spettacolo in streaming che abbiamo trasmesso il 25 aprile dal Tex c’era Pino Capone, uno degli attori storici del teatro vernacolare di San Vito…pensare che all’inizio non voleva neanche conoscerci.

Ci sono spazi o esperienze nel mondo che per te rappresentano un’ispirazione per il futuro del Tex?

Rimanendo vicino, ci sono luoghi che ho incontrato nel mio personale percorso che mi hanno profondamente segnato. Penso a tutta l’esperienza fondativa delle Manifatture Knos a Lecce, che ho potuto vivere a partire dal secondo anno. Assieme a Werner Waas ho costruito a mano un teatro, ho scoperto che si poteva fare! L a stessa Ex Fadda, con tutto il lavoro avviato da Roberto Covolo, così come la visione di Agostino Riitano, oggi alla guida di Procida Capitale Italiana della Cultura, sono fonte di ispirazione. Però, se devo dirla tutta, per me il Tex rappresenta un unicum nella sua natura: ho sempre pensato che questo progetto dovesse andare da sé, senza puntare a modelli già esistenti o programmare troppo. Andrà dove deve andare, non faremo forse niente di nuovo ma vogliamo tutelare tutto quello che nascerà da qui, dalla condivisione con questa comunità e con questo luogo, anche dall’imprevisto.

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