Amo, resisto, sogno, scrivo

by Paola Manno

Nella prefazione di “amo, resisto, sogno, scrivo” (ed. Collettiva, giugno 2019) Simona Cleopazzo  lo scrive con entusiasmo “Abbiamo trovato la nostra voce! Ci siamo date il permesso di dire: io scrivo.” Così nasce queste piccola, preziosa antologia che raccoglie gli elaborati frutto di un laboratorio di scrittura tenutosi a Lecce lo scorso inverno, nella stanza dell’associazione Alice e le altre. Tra le cose belle che accadono in questa stanza – un posto tutto per sé, direbbe Virginia Woolf, il laboratorio è stato seguito da più di 40 donne, e un uomo.

Lo leggo con impazienza, perché sono curiosa di scoprire cosa scrivono le donne quando scrivono, quando riescono a ritagliare il famoso spazio per sé e osano poggiare la penna sul taccuino. Sono persone diverse tra loro per formazione ed età e hanno lavorato, e scritto, su temi impegnativi: l’amore, la resistenza, il sogno e lo scrivere. Sottolineo a matita, come sempre mi capita, i brani che mi colpiscono di più e alla fine della lettura mi rendo conto che sono quasi esclusivamente i componimenti sulla scrittura che sono al centro del mio interesse. Più che l’amore e i sogni e le altre sciocchezze (cit.), è sulla scrittura che mi fermo a pensare. Già: perché scrivere?

Molti autori famosi si sono posti la stessa domanda e si sono dati risposte diverse, proprio come Simona, proprio come queste donne.

Una delle risposte più belle è stata data da Primo Levi, che cita addirittura 9 motivazioni, tra le quali la mia preferita è “si scrive per migliorare il mondo”. Eco, invece, dice solo “perché mi piace” e come al solito le risposte più banali, io trovo, sono le più vere.

Simona ripete sempre che si scrive per dire la verità e anche se io non sono d’accordo con lei, mi piace che lei lo dica. Scrivere di bugie e altri mondi è divertente, e non sempre la scrittura cambia il mondo, non sempre la scrittura è seria, e nemmeno preziosa.  Chi scrive non lo fa perché non sa fare altro, suvvia, perché tutti sanno prepararsi un piatto di spaghetti.  La Cleopazzo, continua nella prefazione, ama la poesia semplice, senza fronzoli e imbellettamenti, la poesia che è pratica sociale, e io che pure amo la poesia impegnata, naturalmente, ma non disdegno le rime, il rigore, la metrica sudata, i merletti e motteggi (ma si, lasciatemi divertire!), mi incuriosisco domandandomi cosa avranno mai scritto le autrici di questa raccolta azzurra.

Le donne che hanno scritto per “amo, resisto…” raccontano il loro rapporto con la scrittura, che io trovo meraviglioso. HO SCRITTO. In quel preciso attimo, tutto è tornato al suo posto, tutto si è fatto chiaro, limpido, trasparente (Rita Augenti). La mia scrittura è sparpagliata (Lara Castrignanò). Ho scritto tanto e ho scritto di niente (Silvia Giannelli). Oggi vorrei rinascere Montblanc: scorrevole, elegante, unica. Per illuminarmi, e illuminare d’immenso (Carla Maria Graduata). Cerchiamo parole da scrivere ogni giorno -scrive Alessandro Mallia, che ci regala anche i versi più belli sul tema dell’amore –Amandoti inizio finisco e riparto/Sempre attento a non dimenticare/Che in due siamo uno. E ancora, Io scrivo per il pensiero che chiede/asilo. Scrivo per sciogliere/Per risolvere/Scrivo/perché il freddo/perché il caldo/perché il caffè sul fuoco/perché una telefonata (Gabriella Manca) Appena può, specie di notte, pensa ai suoi racconti e scrive nel buio. Sogna di poterlo fare alla luce del giorno (Elisa Pastore)

Non ho mai scritto– scrive invece Laura Casciotti – Tuttavia ho sempre immaginato di farlo. Scrivi e ti vedi. Scrivi e ti senti

Ecco che dentro questo taccuino coraggioso –perché edito da una piccolissima casa editrice, perché parla di scrittura in un Paese che non legge – io ci trovo voci che vale la pena leggere. Ci trovo autrici che sanno usare la parola, capaci di trasmettere emozioni, in un modo bello e passionale. Ci trovo versi che sono poesia alta, ci sono pensieri che mi fanno pensare.

A quanto è importante, soprattutto, continuare a scrivere, per resistere, per dimostrare di esistere, per restare, per stare bene, semplicemente. Perché scrivo, perché gli altri lo fanno? Per essere felice, credo, e pure gli altri, immagino lo facciano per stare meglio, per stare meno peggio. 

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.