Giovani e contesto sociale

by Davide Leccese

Quale relazione si stabilisce tra giovani e contesto sociale?

Va innanzitutto dichiarato che ai condizionamenti oggettivi o fattuali, (il livello sociale, la condizione familiare, il tenore di vita, il contesto socio-ambientale) in cui il giovane vive, vanno aggiunti i condizionamenti soggettivi, definibili soprattutto dal modo personale con cui egli vive in relazione al contesto, dalle proiezioni nel futuro e dalle propensioni di vita.

Se è vero che ognuno non solo è quello che si trova a vivere, ma soprattutto quello che vorrebbe diventare, è anche vero – soprattutto per il giovane – che su di lui esercita una forte influenza il come “sente” il se-stesso-nel mondo-con gli altri.

Per valutare quanto agisca sui giovani il contesto sociale, è opportuno partire da alcuni atteggiamenti di sfondo (quasi costanti oramai nelle nuove generazioni) che costituiscono il punto di riferimento per chiunque voglia studiare le “regole di azione” del giovane:

  • Il giovane manifesta un’attenzione quasi ossessiva per gli aspetti materiali/oggettivi; in questa maniera si concretizza il bisogno – descritto da Fromm – di “avere” prima che di “essere”. Anzi, a voler condurre fino all’esasperazione tale tendenza, in molti casi l’avere diventa essere, soprattutto quando significa successo personale, quando diventa “status symbol”.
  • Il giovane è alla ricerca della “felicità” come soddisfazione dei desideri; in molti casi il desiderio diventa diritto, assume il tono della pretesa, si connota come logica ricattatoria nei riguardi degli adulti/genitori (Se volete che io studi… datemi…). Si configura, allora, inevitabilmente, una perdita di autenticità e una “superficializzazione” della realtà, sempre più sostituita da finzioni e da oggetti, mistificanti il bisogno reale d’identità. Conta, così, meno quel che si è e molto di più quello che si appare e si rappresenta, in un contesto sociale tutto volto all’immagine e alla configurazione di valori-feticcio (la bella moto, il buon vestito, il telefonino, la bella ragazza, il bel ragazzo ecc.)

Ma non è facile definire oggi i confini di “contesto sociale”; o quantomeno non è agevole circoscrivere i reciproci limiti: la famiglia di un tempo – ad esempio – aveva una sua “impermeabilità”, rispetto ad altri contesti, per cui ci s’immergeva in questi, uscendo dalla famiglia, che rimaneva un tutt’uno, una sorta di globo/valori. Oggi, invece, la permeabilità è diretta, violenta, immediata, ad opera dei mass media. Il giovane vive in famiglia portando addosso la pelle del contesto scolastico, di quello amicale, dei luoghi che frequenta. Chi non ricorda, invece, le ragazzine di qualche anno fa che cambiavano addirittura abbigliamento, uscendo da casa, perché la famiglia vietava l’uso di abiti troppo osé o troppo vistosi. Si truccavano fuori casa e si preoccupavano di eliminare il trucco prima di rientrare.

Oggi i modelli sono sempre meno “casalinghi” e domestici: i genitori “tradizionali” di regola rappresentano l’ancoraggio alla realtà, alla fatica di vivere, al dovere; fuori della famiglia è l’arrembaggio alla felicità spicciola.

Va anche detto che sovente gli stessi educatori rappresentano la contraddizione di un modello alternativo e si contestualizzano anch’essi, non in propositivo: insoddisfatti, frustrati, desiderosi di realizzarsi per sé, indipendentemente da un quadro di riferimento valoriale, denigratori gratuiti della realtà sociale e/o istituzionale che ufficialmente rappresentano.

Il mondo secondo i mass media e la realtà secondo questo tipo di adulti, delusi e deludenti, generano nei giovani – con riguardo al contesto sociale – due effetti devastanti: da un lato la “espropriazione” della capacità di dare senso e valore a se stessi e a ciò che li circonda; dall’altro la “disincentivazione” della capacità di dare un senso alla loro realtà, al gusto di vivere, di sentirsi responsabili del proprio destino.

Un effetto devastante di questo approccio compromesso con il contesto sociale è sicuramente quello di vivere sulle “fasce estreme” del comportamento: questi giovani possono assumere o l’atteggiamento apatico verso il benché minimo stadio di partecipazione sociale o si posizionano in maniera emotivamente parossistica (con emozioni esclusivamente esaltate) o passano da uno all’altro degli atteggiamenti senza alcuna mediazione oggettiva e concretamente motivabile

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