Autocelebrazioni Rai: solita solfa d’estate

by Mimmo Cicolella

Si lo so, sono vintage. Chiaramente lo dico per darmi un tono. Per esempio potrei dire anche retrò, alla francese. La verità è, come diceva Caparezza, che “..sono vecchio, punto!”. E proprio per questo l’estate televisiva mi salva (in parte) dal caldo africano. Chiaramente Techetechetè è un cult, ma sono i programmi notturni che mi mandano in sollucchero. Soprattutto quelli di Mamma Rai. Anche perché io appartengo alla generazione della tv in bianco e nero e uno dei tanti casi di telecomando umano. Spesso, infatti, venivo utilizzato per spingere il tasto e cambiare canale dal nazionale (N) al secondo canale (2). Insomma sono dei ‘60, i mitici anni di Gianni Minà.

E allora la notte, un pò per il caldo un pò per insonnia fisiologica, mi imbatto in teleromanzi di Anton Giulio Majano, in interviste di Biagi e Minoli; in talk show al primo vagito di Aldo Falivena o ancora “peggio” in tribune politiche condotte da Ugo Zatterin. Poi con la mia patologia presenile, saccheggio Raiplay, e lì raggiungo orgasmi televisionari. Spesso però, fra un pisolino e l’altro, spiaggiato sul divano, con la coda dell’occhio, intercetto anche delle cose contemporanee, o così appaiono. Per esempio l’altra notte mi sono imbattuto in uno dei mille premi estivi. Un classico del palinsesto Rai che deve riempire il vuoto pneumatico della tv ferragostana. Così fra repliche fino alla nausea e film visti almeno 100 volte, ecco apparire per l’ennesima volta Mara Venier. Svegliatomi di soprassalto per la sirena di un autocarro dei vigili del fuoco, penso che sia ancora una replica di Domenica In. E invece no, trattasi del premio “Biagio Agnes”, giunto alla 14esima edizione. Agnes, giornalista e direttore Rai negli anni ‘80, per volere dell’allora segretario DC, Ciriaco De Mita, ha segnato un periodo di ammodernamento (col freno a mano tirato), fra cui la nascita della testata giornalistica regionale, e contraddizioni politico editoriali di non poco conto. Ma non è l’argomento di discussione.

Guardando con disattenzione il premio a lui dedicato, mi viene in mente, come un dejavù, quello che era il sistema mediatico del tempo, che già aveva dovuto subire uno scossone non da poco con l’arrivo delle reti Fininvest e le prime storiche tv private. Ma il “Gattopardiano” del fare per non disfare dell’epoca, traboccava in tutto il suo “no sense” di un premio che si ripete da quasi 15 anni, nel suo stanco clichè di autocelebrazione e trofei pesanti più della coppa del mondo di calcio. Consegnati, come sempre, ai soliti noti Rai e satelliti. E Gianni Letta, storico giornalista del “Tempo” che fu, Richelieu del sistema di informazione politica, ed egli stesso politico e consigliere, col suo volto di “cera”, sempre presente da sessant’anni a questa parte, pronto a premiare ed elargire esagerati complimenti professionali all’invisibilità di un TG1 “morto” da anni. E che pensa di rifarsi il trucco solo perchè ha messo la Maggioni a capo delle news, che fa tanto politiche di genere. Anzi, se non fosse per la presenza di Monica Maggioni, personaggio utile per tutte le stagioni ( da presidente Rai a direttore del tg1), sicuramente avrei pensato ad una ennesima replica. Comunque, favore della Maggioni, gioca il fatto che, nel classico repulisti redazionale dei neo direttori di testata, ha messo fuori (almeno per il momento) Francesco Giorgino, datosi malato, dopo essere stato “relegato in soffitta” per la rassegna stampa dell’alba. Ma mamma Rai ci ha abituato a “.. di tutto di più”, come diceva un suo antico slogan.

Dunque nulla di nuovo all’orizzonte, anzi sì: la guerra in Ucraina seguita dalla rete ammiraglia della Rai, è il peggior servizio reso agli abbonati, costretti a pagare un canone per mezzo della bolletta elettrica, ad una emittente pubblica che è sempre più lottizzata e privatizzata e che narra un racconto del tutto personale di quello che accade nel mondo. Allora è meglio addormentarsi nuovamente e sognare Mina, Don Lurio, Walter Chiari, Paolo Cavallina, Tito Stagno, Piero Angela.. e chi più ne ha più ne metta, che all’epoca fecero realmente una rivoluzione nel varietà e nell’informazione. Si, sono orgogliosamente vecchio!

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