Un vero e proprio inno alla Madre di Dio è scolpito sulla campana in bronzo posta sul campaniletto a vela, nella parte sinistra superiore della facciata della Basilica.
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La sua bottega da sempre un riferimento per tutti gli appassionati e neofiti. Autodidatta, guidato da un istinto votivo, L. realizza, disegna e personalizza pregiate ed uniche minuterie così come grandi allestimenti. “Sono un artigiano, mosso da un sentimento, quello della fede. Altrimenti non si potrebbero fare queste cose.”
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La Strage del Bacardi, l’epilogo di uno degli eventi più scioccanti della storia della mala foggiana
A poco più di trent’anni di distanza, la vicenda di quella strage sembra avvolta da una spessa ragnatela. Di quella notte, di quegli spari, di quel sangue, di quel locale entrato nella mitologia nera della città, non resta che una serranda arrugginita in Piazza Mercato.
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Una storia romantica del XIX secolo tra un fascinoso giovane italiano ed una bella ed avvenente francesina, moglie di un vecchio generale francese; gossip d’antan tra amori impossibili e l’affascinante Louise che fu pietrificata sul cornicione di un vecchio palazzo settecentesco.
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Grazie alle risorse digitali del portale www.internetculturale.it, in questi giorni in cui le biblioteche e gli archivi sono chiusi, ho potuto effettuare una ricerca sui giornali pugliesi dell’epoca.
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La terza parte della storia sulla strage del Bacardi
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Gli abitanti delle zone limitrofe al lago di Varano non aderirono all’autarchia del Regime fascista in fatto di scelta dei tessuti. Ma reclamavano i premi per le famiglie. Singolare una lettera di protesta del 1937 per un mancato “premio” di natalità a un’attivista di Cagnano Varano
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“Vogliamo solo una bottiglia di spumante, poi andiamo via”. Ma fu strage al Bacardi. Parte seconda
Tutto ebbe inizio, secondo la maggior parte delle fonti, da una festa in discoteca. Ma le vicende hanno radici ben più profonde. Comunque la maggior parte dei coinvolti, tra vittime e mandanti, quella sera in cui aprile e maggio si davano il cambio sul calendario si trovava al Metropoli.
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Singolare ed ironica protesta da parte di un gruppo di coraggiosi giovani contro la dittatura fascista negli anni della guerra. Essi utilizzarono i titoli ed manifesti pubblicitari dei film di quell’epoca allarmando non poco la polizia segreta del regime, l’O.V.R.A. che faticò non poco per arrestarli!
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Ellis Island è un grande Museo dell’Immigrazione. Dal 1990 vi sono esposti i “segni” lasciati dagli immigrati: vestiti, tessuti, utensili. Uno dei dormitori, come in un flash-back, ci riporta alla visione di alcune note camerate dei “campi di concentramento”.