John Cassavetes: i film sulle persone e la ribellione al cinema-spettacolo

by Orio Caldiron

Quando il 10 febbraio 1957 partecipa a Night People, John Cassavetes non sa cosa succederà quella domenica sera. Il talk show radiofonico di Manhattan è imprevedibile come il conduttore Jean Shepherd e il suo “popolo della notte” disposto a tutto, anche a mettere in pratica gli scherzi che lui gli suggerisce tra una battuta e l’altra, come “Domani alle dieci andate da Marlboro Books e restate lì senza far niente” o “Oggi a mezzanotte aprite la finestra e urlate il più forte possibile ‘Fanculo New York’”.

John avrebbe voluto parlare di Nel fango della periferia, che aveva appena interpretato con Sidney Poitier. Ma prima di andare in onda racconta a Shepherd del Workshop che con un gruppo di amici ha creato in polemica con le ricette inflazionate dell’Actors Studio. Con la camminata dinoccolata, lo strisciare i piedi, l’aggrottare la fronte, il balbettio, ormai insopportabili. All’inizio di gennaio aveva cominciato a coinvolgere cinque, sei allievi del laboratorio nella improvvisazione di una scena con una famiglia afroamericana formata da due fratelli e una sorella che vivono assieme.

La sorella, interpretata da Lelia Goldoni, è di pelle chiara e sembra bianca. Ben Carruthers, il fratello minore anche lui di pelle chiara, è indeciso sulla propria identità razziale. Hugh Hurd, il fratello maggiore decisamente nero, vuole diventare cantante. Lelia – che ha appena fatto sesso con il ragazzo bianco Tony Ray – torna a casa dove c’è Ben con due amici. Solo quando arriva Hugh col suo manager, Tony si rende conto che Lelia è nera.

Sarà questo l’argomento della trasmissione. I rapporti tra i fratelli, e quelli ancora più elettrici tra Leila e Tony, secondo John potrebbero diventare un film, forse un buon film sul problema razziale. “Non sarebbe fantastico se fossero le persone a fare dei film, invece degli alti papaveri di Hollywood che si interessano solo del business e degli incassi? Quanto ai fondi necessari, se le persone vogliono davvero vedere un film sulle persone, dovrebbero versare un contributo in denaro!”, dice Cassavetes. Nel corso del programma il conduttore non esita a dare in diretta l’indirizzo del Workshop, invitando gli ascoltatori a “andare a comprare a due dollari un biglietto in anteprima per un film”.

Sin dalle dieci di mattina di lunedì, la gente comincia a arrivare al Variety Arts Building al 225 della Quarantaseiesima Strada Ovest e continua ininterrottamente per tutta la settimana. Arrivano a centinaia, compresi molti attori in cerca di una parte. Alla fine il totale è di 2500 dollari. Con i quali si avvia la lunga, travagliata realizzazione di Shadows (Ombre), il primo film di John Cassavetes – nato a New York il 9 dicembre 1929, muore a Los Angeles il 3 febbraio 1989 – che, girato e rigirato nell’arco di tre anni, con le sue asprezze di linguaggio, la sua indifferenza per la grammatica e la sintassi tradizionali, annuncia la nascita del New American Cinema e la sua ribellione al cinema-spettacolo, che quella sera di sessant’anni fa nessuno poteva prevedere.

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