Cio-Cio-San, la giovane geisha di Giacomo Puccini, è una donna forte

by Alessio Walter De Palma

Il nome e la fama di Giacomo Puccini sono legati principalmente ai suoi grandi successi che da oltre un secolo commuovono il pubblico di ogni teatro, storie tristi, commoventi, “strappalacrime”, potremmo definirlo “popolare” nel senso più alto del termine, arrivando al cuore e all’anima di tutti senza distinzione di genere, sesso, età. Capolavori immortali come: Manon Lescaut, La Bohème, Tosca, Madama Butterfly, La fanciulla del West, Suor Angelica, Turandot rimangono impresse nella mente di ognuno e sono validi in tutti i luoghi e in tutti i tempi. Protagonisti delle opere pucciniane le “Donne”, donne forti, alle prese con eventi negativi della vita ma uscenti sempre vincitrici. Eccettuate Le Villi, Edgar, Gianni Schicchi e Il Tabarro, sono le “Eroine” che danno il titolo ai capolavori del Maestro di Lucca.

Puccini, come si sa, è uno dei maggiori esponenti della “Giovane Scuola”, quella che erroneamente è stato definito “verismo musicale”, in liason con la omonima e contemporanea corrente letteraria di Verga, Capuana, De Roberto, Di Giacomo e altri. Meglio definirlo come: “melodramma plebeo”, rappresentante scene di vita vissuta tratte dalla realtà quotidiana con protagonisti gente comune, del popolo, in cui gli spettatori possono immedesimarsi. Altri esponenti del melodramma plebeo sono: Mascagni, Leoncavallo, Giordano, Cilea…

Una “Donna Forte” è sicuramente Cio-Cio-San o meglio Madama Butterfly, giovane geisha di quindici anni venduta dal nakodo Goro, il sensale di matrimonio, allo yankee vagabondo, luogotenente americano Benjamin Franklin Pinkerton. L’opera è tratta dal racconto di David Belasco, a cui lo stesso Puccini aveva assistito, rimanendo folgorato dall’intreccio, pur non comprendendo il testo in lingua inglese, e chiedendo subito ai fidati Giuseppe Giacosa e Luigi Illica di preparare un libretto, siamo nel luglio 1900 a pochi mesi dal successo di Tosca. A sua volta Puccini studia il mondo orientale, inserendo orientalismi nella sua musica – presente già nel preludietto ad inizio opera. Dopo tante vicissitudini il 17 febbraio 1904 Madama Butterfly va in scena al teatro Alla Scala di Milano, riscuotendo – come risaputo – un clamoroso fiasco, causa la lungaggine del primo atto, “il razzismo accentuato” di Pinkerton nei confronti delle usanze giapponesi, cori estremamente lunghi, elementi ininfluenti alla storia come ad esempio l’aria All’ombra di un Keki dello zio briaco e pazzo Yakusidé.

Puccini sin da subito si dedica alla revisione con tagli, modifiche e già al secondo debutto il 28 maggio dello stesso anno al teatro Grande di Brescia “la farfalla spiega le ali”. Ma non è tutto, Madama Butterfly avrà altre due revisioni: per il Covent Garden di Londra del 10 luglio del 1905 e la definitiva per l’Opéra di Parigi del 28 dicembre 1906. Nel corso delle “quattro prime”, l’opera presenta delle modifiche, meno lungaggini, meno razzismi, maggiore dignità alla tanto amata voce del tenore con l’inserimento della celebre Addio, fiorito asil e la suddivisione del secondo atto in due quadri.

Da rilevare musicalmente l’Inno americano inserito al primo atto con tanto di “America For Ever!” cantato da Pinkerton e dal console americano Sharpless. Pinkerton, protagonista assoluto nel primo atto, si presenta come uno yankee vagabondo approdato lì perché affonda l’ancora all’avventura, “compra e si diverte” per una sera sposandosi “per gioco” con la quindicenne Cio-Cio-San, contro il volere dei parenti, in particolare dello Zio Bonzo, “rinnegata e felice.” Pinkerton con suo fare da “spaccone” e con il fascino della divisa circuisce la giovane donna, ottenendo facilmente il suo unico scopo: divertirsi per poi tornare in America e trovare una vera sposa americana. Pinkerton parte, Cio-Cio-San resta sola e abbandonata da tutti tranne che dalla sua serva amorosa Suzuki e dal piccolo Dolore nato tre anni prima dall’unione con il militare americano. Cio-Cio-San rifiuta avances sentendosi ancora sposata e dal console Sharpless apprende, falsamente, che Pinkerton la ama ancora e presto tornerà. Sveglia tutta la notte per aver riconosciuto al porto la nave Abramo Lincoln, Cio-Cio-San poi va a riposare con il piccolo, Suzuki resta sveglia e accoglie Sharpless, Pinkerton e la vera sposa americana Kate. Pinkerton, in contrasto con quello conosciuto tre anni prima, sembra realmente roso dal rimorso e per questo fugge perché vile dopo aver dedicato alla sua Bimba dagli occhi pieni di malia il suo ultimo addio: Addio, fiorito asil. Kate con il sostegno di Sharpless chiede di prendersi cura del figlio, al ché Cio-Cio-San risponde che solo a lui lo potrà dare, dando loro appuntamento tra mezz’ora sulla collina. È qui che si compie il processo di giri, ovvero di rispetto agli avi per aver peccato in vita: con onor muore chi non può serbar vita con onore, non prima di aver abbracciato e baciato per un’ultima volta il suo Piccolo Iddio Dolore. Con il presente del Mikado del padre morto, Cio-Cio-San forte, eroicamente e per rispetto agli avi si toglie la vita tramite la pratica dell’harakiri, espiando così i suoi peccati.

Madama Butterfly è una tra le dieci opere più rappresentate al mondo oltre che in teatro anche in versione cinematografica. È assolutamente un vero e proprio capolavoro atemporale e aspaziale.

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