Depeche Mode, una splendida conferma

by Claudio Botta

ROMA. La loro ultima apparizione live su un palco in Italia era stata a Barolo, in Piemonte, il 2 luglio 2018,come guest star del festival Collisioni, una delle ultime tappe del Global Spirit Tour che li aveva portati per più di due anni in giro per il mondo. Da allora, a stravolgere una loro consolidata routine (due anni di pausa ognuno immerso nella propria vita, parentesi solista di Dave Gahan con i Soulsavers, scambio di materiale via mail tra lo stesso Dave e Martin Gore, lavoro in studio per la preparazione del nuovo album, lancio e tour mondiale) è arrivata la pandemia, che ha messo in stand by in particolare la musica per l’impossibilità di una qualsiasi programmazione, e soprattutto la morte improvvisa di Andy Fletcher, il collante silenzioso della band.

Il futuro dei Depeche Mode era diventato un’inquietante incognita: ma la risposta dei due superstiti della formazione originaria è stata uno scatto d’orgoglio e la consapevolezza di avere ancora qualcosa/tanto da dire e da offrire ai milioni di ‘devoti’ di più generazioni che li seguono dai tanti step della loro straordinaria e pluriquarantennale carriera. Memento Mori, l’album lanciato nella scorsa primavera, è uno dei loro migliori in assoluto, e la dimensione live ha confermato ancora una volta la potenza espressiva ed emotiva di una band che dal synth-pop anni Ottanta si è evoluta attraverso riuscite incursioni nel rock, nel blues, nell’elettronica più sofisticata ma al tempo stesso dall’impatto immediato, senza accontentarsi mai di replicarsi stancamente all’infinito e creando sonorità e stili diventati un inconfondibile marchio di fabbrica. Sold out tutte le date della prima parte in Nord America, stesso copione in Europa ed in Italia negli stadi e nelle grandi arene all’aperto.

Attesissima la prima allo stadio Olimpico di Roma il 12 luglio, la temperatura e l’atmosfera diventate da torride a incandescenti già alla terza canzone – dopo l’intro di My cosmos is mine e Wagging tongue, entrambe dal loro nuovo lavoro – , la Walking in my shoes che meglio di altre racconta la morte e resurrezione di Gahan nel momento più delicato della sua vita. Il polistrumentista Peter Gordeno e il batterista Christian Eigner non sono certo dei semplici turnisti, ma l’attenzione è tutta per le due stelle più luminose di una notte più volte illuminata dagli smartphone dei sessantamila arrivati da ogni parte d’Italia, Dave Gahan (61 anni) che come di consueto dopo un inizio soft in camicia e giacca si trasforma nello straordinario front man ammiccante e sensuale che trascina il pubblico come pochissimi al mondo, e Martin Gore, i cui 61 anni sono traditi solo da qualche ruga, ma la classe, il talento, la tecnica, la bravura, il carisma sono quelle di sempre. Anche la tracklist del concerto è killer come sempre, ben assortita tra cinque nuovi brani, la decina di classici che per loro sarebbe impossibile non proporre (da Enjoy the silence a Never Let me down again, da Personal Jesus a Everything Counts) e gemme preziose rispolverate dal loro sterminato repertorio: splendido il loro duetto, con abbraccio finale, in Waiting for the night. E semplice e toccante il ricordo di Fletcher (tra il pubblico presente un suo cugino cui era legatissimo), con il suo viso a dominare i visual durante l’esecuzione della sua canzone preferita, World in my eyes.
Bentornati a casa, Depeche Mode.

La tracklist del concerto:
My Cosmos Is Mine
Wagging Tongue
Walking in My Shoes
It’s No Good
Sister of Night
In Your Room
Everything Counts
Precious
Speak to Me
A question of lust (Martin Gore)
Soul with me (Martin Gore)
Ghosts again
I Feel You
A Pain That I’m Used To
World in My Eyes (dedicata ad Andy Fletcher)
Wrong
Stripped
John the Revelator
Enjoy the Silence
Waiting for the night
Just Can’t Get Enough
Never Let Me Down Again
Personal Jesus

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