“Non bisogna privarsi dell’esperienza della musica dal vivo”: Antonia Valente e Ritratti Festival nel segno di Beethoven

by Agnese Lieggi

To Bee or not to Bee?è il claim di questa stagione del Ritratti Festival 2020, che si svolgerà a Monopoli. È molto probabile che i momenti di sospensione dei mesi precedenti ci abbiano fatto pensare che nulla sarebbe tornato come prima, o forse probabilmente questa citazione potrebbe rappresentare un vero e proprio slogan di quanti hanno lavorato come “api operaie” senza perdersi d’animo, in una circostanza tanto difficile in cui la musica e l’atteso anniversario beethoveniano, rappresentavano forse l’ultima delle priorità mondiali. 

È proprio in questo modo che Antonia Valente, brillante pianista, docente di Repertorio con pianoforte e Musica da Camera, che da anni ormai vive fra Monopoli e Madrid, nonché direttore artistico di Ritratti, ha portato avanti il festival anche per l’edizione 2020con Massimo Felici. 

Ritratti è il festival di musica cameristica italiana, nato nel 2005 che rappresenta uno dei punti di riferimento a livello nazionale per la musica da camera. L’evento, in tutte le sue edizioni si è sempre svolto a Monopoli, una città che diventa la cornice ideale che dona luce con il suo estremo splendore e che accoglie caldamente musicisti e pubblico.

Ritratti si terrà nel Chiostro di Palazzo San Martino, tutte le sere dal 4 all’8 agosto. L’inaugurazione è affidata al fisarmonicista Richard Galliano che con il flautista Massimo Mercelli e la formazione in residence Ensemble ’05 sarà protagonista di “Rencontres”: tra musiche di Bach, Sollima, Vivaldi e dello stesso Galliano ed anche un omaggio speciale ad Astor Piazzolla.

Il festival si protrae il 5 agosto con un altro doppio set, il primo affidato al violoncellista Enrico Bronzi, il secondo all’Hemisphaeria Trio. 

Il secondo concerto del 5 agosto, alle 22, propone il recital Songs of America dell’Hemisphaeria Trio, ensemble che riunisce il soprano Damiana Mizzi, il violoncellista Roberto Mansueto e il pianista Marcos Madrigal. 

Infine, le serate del 6, 7 e 8 agosto, con un unico concerto alle 21, dovrebbero  essere le date di maggiore euforia della manifestazione.

Scopriamo, proprio con Antonia Valente, spirito e fulcro di Ritratti, maggiori dettagli sul progetto e sui concerti. 

Partiamo dall’inizio… da dove proviene il nome Ritratti-Festival? E qual è un po’ la sua storia?

Ritratti è il nome di una scatola magica che ci ha permesso, sin dal 2005, ancora studenti di Conservatorio, di immaginare dei progetti musicali con dei temi riconoscibili. Come qualcuno ha sottolineato in passato, accettando l’invito a suonare insieme all’Ensemble ’05, nome dato al gruppo residente che ogni anno produce il Festival a Monopoli, scegliere un tema per ogni spettacolo musicale è come stringere un tacito patto con il proprio pubblico: i nostri titoli in programma sono una dichiarazione di intenti, il lasciapassare in un mondo da conoscere e approfondire insieme, sia questo legato alla monografia su un singolo compositore, un paesaggio sonoro, una regione del mondo, un genere o persino una parola, intorno alla quale è avvolto il filo dell’intero programma. Negli anni, poi, la firma Ritratti è diventata sempre di più anche una una carta da giocare sul piano della progettualità multidisciplinare, con collaborazioni avviate insieme a esponenti delle arti visive, danzatori, attori e specialisti delle diverse discipline con cui il nostro lavoro di musicisti può interagire. 

In questi mesi avresti mai pensato che il festival si sarebbe realizzato per la stagione 2020?

Il mio è stato un esercizio di volontà e disciplina più o meno costante. Non mi sono posta il problema del “se” o “quando” si sarebbero poste le basi per una vera ripartenza, anche perché ero come tutti spaventata da drammi fuori dal nostro controllo, e in verità lo sono ancora, osservando proprio in queste ore  la crescita del numero dei contagiati nuovamente in Spagna, Paese in cui ho la mia seconda casa. Continuare a progettare ed immaginare, e anche un po’ forse evadere talvolta nel sogno, è stato un istinto che poco aveva a che fare, perlomeno nei primi mesi, con un vero intento programmatico. Come tutti, ho osservato e subito le conseguenze di una situazione senza precedenti, mantenendo dall’intimità delle mie mura domestiche un contatto costante con i musicisti che erano stati coinvolti nella XVI edizione del Festival, ma un contatto che nasceva prima di tutto da esigenze di confronto e vicinanza umane prima che professionali. In altre parole, ho continuato a vivere e pensare da musicista anche in un momento in cui la relazione con la musica era destinata ad esaurirsi in una dimensione di isolamento e intimità inedite per noi.

Ci potresti raccontare cosa è avvenuto durante l’anteprima del 23 luglio, per accompagnare l’accensione della luci della balconata di Palazzo Martinelli a Monopoli?

Da qualche anno Palazzo Martinelli, sede abituale del nostro punto informativo a cui purtroppo abbiamo dovuto rinunciare quest’anno, è diventato anche simbolicamente anche il nostro “affaccio sul mondo”: la balconata simbolo della Monopoli antica, stretta intorno alla bellezza del suo porto, è adornata in questi giorni da gigantesche sagome, una R, un pianoforte, un violino, e quest’anno anche il faccione del nostro Beethoven disegnato (anzi ritagliato, trattandosi di un collage) dal creativo con cui Ritratti collabora da sempre, Fabio Grande.  Al tramonto, lo scorso 23 luglio, una azione live spontanea, una sequenza che partiva dal basso, dalla banchina, e culminava con l’accensione della loggia di Martinelli ha dato il via ufficiale a questa XVI edizione: il violinista salentino Giuseppe Mengoli ha realizzato per l’occasione un suo adattamento originale dal Finale della IX Sinfonia di Beethoven, seguito dallo squillo di Corno per eccellenza, quello del Siegfrid di Wagner, con Emanuele Urso che richiamava l’attenzione dei passanti dalle altezze del piano alto del Palazzo. Infine, il cuore di questa sorta di flash-mob: il live electronics di Gabriele Panico, aka Larssen, che ha composto per l’occasione quella che ha chiamato la TO BEE SUITE, brano di 8 minuti circa che ogni sera da allora ci accompagna al tramonto in filodiffusione, sul contributo di immagini proiettate inviato da Milano dalla nostra regista di riferimento,  Piera Mungiguerra. Piera sarà il prossimo dicembre anche protagonista dell’omaggio Fluxus a John Lennon con Cristina Zavalloni con cui Ritratti dovrebbe concludere l’anno.

Il 04 di agosto l’inaugurazione sarà affidata al fisarmonicista Richard Galliano…cosa prevede il programma della serata?

Galliano ha scelto con nostra grande gioia di suonare insieme ai musicisti del nostro gruppo: non sarà dunque ospite di un suo progetto “pre-confezionato”, ma in pieno stile Ritratti sarà la star che collabora ad i nostri programmi in residenza, insieme anche all’altrettanta attesa star Enrico Bronzi, protagonista nell’Ottetto di Schubert, il brano al centro di questa estate musicale. In programma il 4, in doppio set alle 20 e alle 22 brani di Sollima (già ospite di Ritratti nel 2012), Bach, lo stesso Galliano e Piazzolla, di cui anticipiamo un pò le celebrazioni del grande anniversario previsto nel 2021.

Il programma di Ritratti  comprenderà un tributo a Beethoven nel 250esimo anniversario della nascita e la Sonata op. 119 di Prokof’ev, tributo a Ravel, l’Ottetto D 803 per fiati e archi di Schubert… hai qualche consiglio da dare al pubblico per l’ascolto?

Ciò che consiglio al pubblico di ogni età è di non privarsi dell’esperienza dell’ascolto dal vivo, che è una esperienza prima di tutto sensoriale-emotiva, che tutti dovrebbero avere il diritto di conoscere, specie dopo mesi in cui la fruizione musicale è stata sacrificata e ridotta a streaming malconci, file digitali o live da casa in pantofole. Il suono è prima di tutto fisicità: la musica di insieme, parola d’ordine di festival come Ritratti, è condivisione da vicino, osservazione anche con gli occhi, è respirare l’armonia interna di un fenomeno che si esaurisce e svanisce nel momento stesso del suo verificarsi: l’irriproducibilità del momento musicale dal vivo è essa stessa cuore pulsante, la bellezza della sua unicità è una esperienza umana di condivisione, una storia di amore tra i musicisti e il pubblico, e tra i musicisti stessi. Orecchie e occhi aperte, quindi, e la generosità di esserci e incoraggiare gli sforzi della nostra ripartenza!

Grazie mille Antonia, ad maiora!

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