“Viaggiamo velocemente verso la solitudine”, Vito Signorile e il grido di dolore dei teatri chiusi

by Angela M. Lomoro

Il direttore artistico del teatro Abeliano di Bari commenta la decisione del Governo di chiudere i teatri per contenere la diffusione del Covid 19

Il 29 ottobre 2020, il teatro Abeliano di Bari avrebbe dovuto ospitare lo spettacolo “C’era una donna che…” di Carmela Vincenti. Uno dei tanti appuntamenti in cartellone che ora, in seguito al Dpcm dello scorso 24 ottobre, sono stati sospesi e rimandati a data da destinarsi. Contro la decisione di chiudere cinema e teatri, il mondo della cultura si è mobilitato esprimendo dissenso e preoccupazione per la tenuta del settore.

Facciamo il punto con Vito Signorile, direttore artistico del teatro Abeliano.

La chiusura dei teatri e delle sale cinematografiche è stata stabilita per contenere la diffusione del Coronavirus. Eppure il comparto assicura che in questi luoghi le norme anti-Covid sono seguite in maniera rigorosa e le attività si svolgono in sicurezza. Ad esempio, in che modo si era attrezzato il teatro Abeliano per garantire la sicurezza di spettatori, artisti e maestranze?

Il Teatro Abeliano, oltre aver fatto eseguire la costosa e certificata “sanificazione” di tutti gli ambienti e aver individuato l’alternanza delle poltrone unitamente a tutte le altre prescrizioni giusta Decreto Governativo, impone quotidianamente a dipendenti e pubblico il controllo della temperatura per tutelare artisti, tecnici e spettatori. Sia detto senza ombra di polemica, il Teatro resta tra i più sicuri luoghi al chiuso sia per i rigorosi controlli e leggi ad esso imposti, sia per il rispetto per la vita insito nel luogo e in chi ne ha fatto una ragione di vita.

Il maestro Riccardo Muti, in una lettera al presidente Conte, ha definito “grave” la scelta di chiudere i teatri. Nella sua risposta il presidente Conte ha assicurato che: “con il ministro Franceschini, siamo già al lavoro per far riaccendere al più presto microfoni, riflettori, proiettori, e per assicurare le premesse per un effettivo rilancio di tutte le attività dello spettacolo, confidando sull’impegno, sulle energie e sulle intelligenze di tutti”. Lei cosa si aspetta e cosa spera?

Ovviamente condivido il giudizio del Maestro Muti ma sono piuttosto scettico sulle assicurazioni istituzionali e purtroppo anche di tantissima gente. Quella degli artisti dello spettacolo è una professione che sembra essere colpita da vero e proprio pregiudizio. Dal funzionario, il quale appreso che sei attore ti chiede “ma come lavoro che fai?” al diffusissimo convincimento, soprattutto tra i politici che l’arte e la cultura non siano beni primari e coloro (centinaia di migliaia) che se ne occupano dei giocherelloni che non mangiano, non dormono e non hanno famiglie di cui occuparsi!

Dal primo lockdown ad ora cosa è cambiato per il mondo della cultura? Si poteva agire diversamente?

Purtroppo non è cambiato nulla! Il primo coprifuoco generalizzato di marzo u.s. (che ha fermato per primo il mondo dello spettacolo e che faceva facilmente prevedere che sarebbe stato l’ultimo a riprendere) avrebbe dovuto essere utilizzato per dare finalmente una Legge equa, chiara, europea, allo spettacolo dal vivo italiano! Invece, per la tranquillità delle lobby di sempre, è stato e viene utilizzato per distribuire mance milionarie mascherate da “aiuti necessari” alle strutture già milionarie ma, cosa decisamente grave, in modo non propriamente trasparente. Lo Stato e a seguire Regione e Comuni hanno assicurato ai grandi teatri la cassa integrazione a tutti i relativi dipendenti (cosa sacrosanta) ma in aggiunta è stato loro garantito l’80% dei contributi consolidati, per attività che però può anche non essere effettuata! Centinaia di milioni di soldi pubblici che non si capisce a quale titolo e per quali spese vengano elargiti!

Il teatro, come il cinema e il mondo della cultura in genere, non è solo intrattenimento, ma è nutrimento per lo spirito delle persone. Nel momento complesso che stiamo vivendo, cosa perdiamo con la chiusura di cinema e teatri?

Si stanno abbattendo gli ultimi baluardi che tengono viva la misura d’uomo! Credo che si viaggi velocemente verso la solitudine.

Il sipario cala sulle emozioni, sulla bellezza, ma anche e soprattutto sul lavoro di tanti professionisti dello spettacolo. Soprattutto per quanti operano in realtà più piccole. Cosa serve per sostenere concretamente questo settore?

Il problema prima ancora che dalla coscienza di chi opera può e deve essere risolto dallo Stato (che finanzia con miliardi il settore) attraverso una Legge che garantisca a monte i lavoratori dello spettacolo. Assistiamo a spettacoli, che richiederebbero decine di attori e tecnici, ridotti e adattati per il divo televisivo di turno spesso più noto che bravo! Il lavoro resta certamente fondamentale per la dignità di tutti ma una legge seria dovrebbe garantire il lavoro degli artisti imponendo a chi produce spettacoli sovvenzionati la massima attenzione qualitativa e quantitativa al palcoscenico e dunque ad attori e tecnici, cuore pulsante dei palcoscenici di tutto il mondo, ma che in Italia continuano ad essere giornalieri a far compagnia ai braccianti!

Una pagina di teatro da “rileggere” in questo momento difficile?

I Teatranti rileggono se stessi giornalmente e sono particolarmente creativi nei momenti difficili. Purtroppo non hanno facoltà decisionali nel mondo dei grigi!

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