Colletta alimentare e microcredito: solidarietà e politiche di welfare contro le nuove povertà

by Antonella Soccio

La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è ripartita senza le restrizioni determinate dal Covid degli ultimi due anni con grande disponibilità ed entusiasmo dei volontari e con le tante testimonianze di persone che con generosità hanno donato pur in una situazione di evidente difficoltà economica.
In provincia di Foggia la Colletta Alimentare – svoltasi in ben 70 supermercati grazie alla presenza di oltre 1.000 volontari – ha raggiunto un ottimo risultato con un totale pari a 30.604,50 di alimenti a lunga conservazione raccolti (tra alimenti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, olio, legumi, pelati, pasta, biscotti e tanto altro), superando i numeri del 2021 (pari a 28.591,52 kg).
Soddisfatti Stefania Menduno e Gianluca Russo rispettivamente presidente e direttore della struttura della Daunia, attiva da quasi tre decadi, orgogliosi di aver portato in dote al Banco altri 17 supermercati con qualche insegna nuova e le new entries di Canosa e Minervino Murge.
In questo 2022 c’è stato anche un aumento importante del numero dei volontari. Secondo i vertici della realtà ciellina il reddito di cittadinanza ha solo mascherato alcune povertà, tralasciando di accompagnare altri bisogni. A loro avviso l’abolizione della misura, che è stata anzitutto una carta al consumo alimentare, da parte del Governo Meloni impatterà meno del previsto sulla sulla vita dei fragili. Ci sono infatti, a detta di Menduno, delle povertà ancora invisibili, non tracciate dalla carta gialla.
«Ci sono le nuove povertà che sfuggono alle mappe- evidenzia- tante famiglie monoreddito e senza altri introiti hanno difficoltà. Si parla del povero della porta accanto. Anche un separato rientra facilmente nelle fasce della povertà. Una famiglia di 4 o 5 persone con uno stipendio non rientra nel reddito di cittadinanza eppure è sulla soglia della povertà. I commercianti con delle attività in perdita non accedono alla misura. E poi oggi alla crisi causata dalla pandemia si aggiunge anche il rincaro bollette».
Ai nuovi poveri servono beni di primissima necessità. Olio su tutto. E prodotti per l’infanzia: omogeneizzati, carne, pesce, latte, legumi polpa e passata.

«Includiamo anche la pasta nonostante i tanti pastifici che ci sostengono. Con l’aumento della corrente alcuni di donatori hanno ridotto il loro apporto. Quello che conta è il gesto, anche il pacco di sale può servire», rimarca Russo.

Tra le note positive l’entusiasmo dei volontari. «Tutti desiderano tornare ad una vita normale dopo lo stop per causa Covid, anche l’attivismo del volontariato cresce. Eravamo poco più di 600, ora siamo già sulle 1000 persone».
Come hanno osservato la Colletta trasforma le città in ‘comunità’ perché è un momento in cui le persone condividono, con un gesto semplice, il bisogno dell’altro e davvero non si sentono estranei.
Mai come in questo anno tante le persone che si scusavano con lo sguardo dispiaciuto della loro impossibilità a donare qualcosa in più: segno di una generosità, di una preoccupazione per gli altri, di un attaccamento alla Colletta, ma anche di prospettive preoccupanti.
Del resto in questi mesi le persone che si sono rivolte alle strutture caritative sostenute dal Banco Alimentare sono aumentate di circa 85mila unità, raggiungendo un totale di 1milione 750mila assistiti in tutta Italia.
Le povertà aumentano e servono nuovi strumenti per intercettare esigenze e bisogni.
In tal senso la Regione Puglia ha sottoscritto con la Fondazione Antiusura Buon Samaritano, presieduta dall’avvocato Giuseppe Chiappinelli e con presidente onorario l’ingegner Pippo Cavaliere, membro del Comitato nazionale di solidarietà antiracket e antiusura, nel 2019 e nel 2021 due convenzioni per il microcredito, la prima di 150mila euro e la seconda di 100mila euro. Queste somme date alla Fondazione in gestione sono state distribuite tra i soggetti bisognosi, con particolare attenzione a quanti sono stati colpiti da eventi negativi durante la pandemia. Piccoli commercianti, addetti al turismo, baristi, precari o anche lavoratori a nero.

Le somme, per entrambe le tranche, sono state interamente distribuite. Almeno 160 famiglie sono state aiutate con piccoli prestiti, che non hanno mai superato i 2mila euro, da restituire 5 anni a tasso zero con rate davvero accessibili, inferiori ai 50 euro al mese. In alcuni casi si parla anche di rateizzazioni a 30 euro al mese.

«Spesso ci siamo trovati di fronte ad esigenze di piccola entità- spiega Antonella Bombacigno, commercialista e volontaria della Fondazione oltre che referente per il microcredito- proprio io durante un ascolto ho accolto un uomo che dopo la perdita del lavoro per portare qualcosa a casa faceva il giro dei cassonetti per trovare merce da rivendere. Tante situazioni sono state davvero strazianti».

Nonostante i tanti aiuti governativi, a cominciare dal reddito di emergenza erogato a tantissime categorie o anche i sostegni della Regione per le attività turistiche, molti casi di microcredito sono stati attivati per le primissime necessità, legate all’acquisto di farmaci, prodotti per l’infanzia, mobilità.

Come più volte ha ripetuto Cavaliere, nei mesi pandemici era forte la penetrazione della criminalità organizzata nei bisogni dei cittadini. «Le mafie hanno creato consenso sociale donando pacchi alimentari, abbiamo avuto molti racconti di questo genere da parte dei cittadini in difficoltà. Il microcredito ha in parte spezzato questa catena che serve alle organizzazioni per creare legami criminali da spendere in un successivo momento»

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