Salve. Dicevo nell’ultima puntata di questa rubrica che la classe dirigente, non solo politica, di questa città, non sembra avere capito la portata e la drammaticità di quanto sta avvenendo. Me lo confermano le discussioni, create o riprese anche da organi di informazione, a proposito del totonomi per i sindaci.
Con estrema franchezza, se si dovesse votare a ottobre non credo si potrebbe trovare una scelta migliore della riproposta di Pippo Cavaliere. L’ingegnere è un nome di garanzia, caratterizzato da un fortissimo impegno contro i clan nel settore dell’usura, e con una buona competenza ed esperienza amministrativa. Sarebbe secondo me il possibile maieuta, la levatrice di una nuova stagione, che deve portare alla ribalta una nuova politica e un nuovo personale politico, opera per la quale non sono certo sufficienti cinque mesi.
L’idea di un lavacro penitenziale, di un “via tutti” la trovo comprensibile, ma anche sbagliata, puerile e pericolosa. Perché dire che è colpa di tutti e come dire che è colpa di nessuno. Ci sono stati, in questo mandato e nei precedenti, fior di donne e uomini perbene, e malgrado i feticisti del casellario giudiziale non c’è alcuna certezza, anzi, che i successori sarebbero migliori. La bonifica radicale deve essere fatta non solo rispetto ai coinvolti nelle inchieste –che è il minimo- ma anche rispetto ai loro eredi designati, ai detentori di pacchetti di voti, ai capibastone. Si deve eradicare un metodo, non solo dare l’ostracismo a questo o a quello. Menare, come si dice dalle nostre parti, taccarate alla cecagna, serve solo ai peggiori.
Un’opinione del tutto personale, ma anche del tutto inutile. Perché è mia convinzione che non si voterà a ottobre, e nemmeno a maggio prossimo. Se ne parla nel 2023, perché lo scioglimento per infiltrazioni mafiose interverrà prima, dandoci un commissario prefettizio fino al 2023. È una cosa buona? Secondo me no. Perché essendo all’antica sono convinto che la democrazia sia il peggior sistema di governo esclusi tutti gli altri; che solo la democrazia possa guarire e risolvere i mali della democrazia.
Ma queste idee romantiche sono ormai minoritarie È passata l’equivalenza, secondo me mostruosa, in base alla quale la politica e il voto sono alleate della mafia e la loro sostituzione con organismi burocratici più o meno autoritari è loro nemico. Vuolsi così colà dove si puote, e non è richiesto il parere dei cittadini, che poi, per quel che posso capire io, sarebbe largamente favorevole.
Non sarà una passeggiata di salute: ammesso che si riescano a recidere davvero i legami oscuri e le zone d’ombra, ammesso che si riesca davvero ad azzerare il potere delle clientele e i network del malaffare, non sarà facile tenere l’argine dei conti pubblici ed evitare il dissesto, e soprattutto formulare proposte e prendere iniziative nel segno dell’innovazione, anche per candidare la città ai fondi del Piano di rinascita e resilienza. Le parallele esperienze vissute da Cerignola e Manfredonia non incoraggiano all’ottimismo, tutt’altro.
Quindi, invece di inseguire ridicole polemiche da mercato del pesce, di indagare su segrete stanze più o meno improbabili, affrontiamo la realtà: siamo una città bombardata nell’anima, con macerie materiali e immateriali in grande quantità e nei prossimi due anni saremo governati da funzionari –sperabilmente integerrimi- che non risponderanno a noi cittadini, ma ai loro superiori.
Mentre ingoiamo questa amarissima medicina, smettiamola di pensare a elezioni immaginarie e diamoci da fare. Apriamo cantieri, chiamiamo a raccolta tutte le persone di buona volontà, diamo uno scopo e una prospettiva alle energie migliori, soprattutto quelle delle persone più giovani. Perché bisogna essere davvero stupidi per non capire che il guaio lo abbiamo fatto noi e a ripararlo dobbiamo essere noi. Chi aspetta che la giustizia e il progresso gli vengano calati col panariello non è ottimista. È scemo. Alla prossima.