Emily in Paris, quella gioia di vivere, tra look e make up, che ci fa desiderare di essere sotto la Tour Eiffel

by Michela Conoscitore

Ciò in cui Emily in Paris non fallisce, fin dalla prima stagione, è far desiderare allo spettatore un volo di sola andata destinazione Parigi. Ambientazioni e colonna sonora, seppur in modo cristallizzato, raccontano la capitale francese e fanno rimpiangere la libertà di movimento che attualmente non possediamo. Pianificare un viaggio, anche intercontinentale, senza preoccuparsi di una pandemia così poco di tendenza, è davvero impossible.

La serie targata Netflix ed MTV, di cui la protagonista Lily Collins è una delle produttrici, è tornata lo scorso 22 dicembre con i nuovi episodi. Ed è di pochi giorni fa la notizia che, visti gli ennesimi straordinari risultati, la bella americana a Parigi tornerà sulla piattaforma con le stagioni 3 e 4 già confermate. Ma perché tutto questo entusiasmo? Le magagne, è inutile nasconderlo, in questa serie ci sono, alcune ridondanti, altre dei veri e propri strafalcioni. Emily in Paris sicuramente non brilla per originalità e, molto spesso, pecca di superficialità soprattutto riguardo gli stereotipi: di questa stagione l’etichettare gli inglesi come il popolo dei pub, e i bielorussi come ladri. Tuttavia concediamoglielo, ispira tanta joie de vivre.

Ritroviamo Emily nel suo anno a Parigi, dove si è trasferita direttamente dalla fredda Chicago per supervisionare l’inglobamento, da parte della sua azienda, della parigina agenzia di marketing Savoir. Nella prima stagione Emily è stata travolta dalla città, dai nuovi amici e dalle esperienze tutte molto trés jolie che hanno contaminato il suo DNA a stelle e strisce. La ragazza si innamora perdutamente della Ville Lumiere e dello chef Gabriel, il fidanzato della sua amica Camille e ne succedono delle belle. Gli sviluppi sono stati rimandati proprio alla seconda stagione, quando lo spettatore rivede Emily più centrata e sicura di sé, ma sempre in balia degli eventi. Seppur abbia mantenuto la sua personalità profondamente americana, la ragazza ha imparato a concedersi piaceri, a trasgredire, insomma è meno bacchettona e puritana. La Mayflower è un vago ricordo dei banchi di scuola, il tacchino per Thanksgiving ora probabilmente le risulterebbe indigesto rispetto ai manicaretti preparati da Gabriel.

I look e i make up, particolarmente da sogno e curati quelli pensati per Lily Collins, continuano a far invidia a Carrie Bradshaw (una delle costumiste della serie, Patricia Field, è proprio colei che ha ideato i look di Sarah Jessica Parker in Sex and the City), e contribuiscono a far vagheggiare un pomeriggio da trascorrere a Montmartre, ascoltando la hit Mon Soleil cantata da Ashley Park.

Tanto brava quanto perspicace Lily Collins come produttrice di questa serie che, per quanto ami essere (troppo) semplicistica, sta comunque riscuotendo molto successo. Ma désolé, l’Audrey Hepburn di Cenerentola a Parigi è abbastanza distant.

Emily, infallibile e piena di risorse, è la Terminator del marketing parigino. Non sbaglia un colpo sul lavoro, quindi il suo personaggio soffre della sindrome del primo della classe. Ciò gioca a suo sfavore perché la protagonista, dopo qualche puntata potrebbe annoiare ma, sa mettere in luce altri due personaggi femminili che colpiscono per la tenacia e il saper ricominciare da loro stesse. Sylvie, la ‘capa’ parigina di Emily, e Mindy, sua amica del cuore e coinquilina, rimangono impresse soprattutto in questa stagione perché si vedono costrette ad affrontare importanti difficoltà e paure che, con una buona dose di autocontrôle, superano per ricominciare rinnovate.

Un fresh start che Emily non si fa mancare in amore: dopo la liaison, apparentemente chiusa ma chi può dirlo, con il fascinoso Gabriel, ripiega sul bancario Alfie, londinese a Parigi che si innamora della ragazza di Chicago. La nuova coppia pare funzionare, ma è ancora forte l’attrazione tra Gabriel ed Emily. Purtroppo, la seconda stagione lascia lo spettatore con l’amaro in bocca: Emily deve prendere una decisione importante, quella di rimanere a Parigi e accettare la proposta di Sylvie oppure tornare negli Stati Uniti per la promozione nella sua azienda. A ciò è legata anche l’evoluzione della sua storia con Alfie e il legame con Gabriel.

Bisognerà aspettare. Intanto, se potrete, prenotatelo quel biglietto per Parigi.

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