The 40 year old version, l’omaggio alle donne di Radha Blank su Netflix

by Giuseppe Procino

Radha è un’autrice teatrale in cerca di un produttore. Quando era più piccola è stata una promessa della scrittura scenica ma adesso ha dovuto ripiegare sul lavoro di insegnante per poter pagare l’affitto e le bollette. Si stanno avvicinando i suoi primi quarant’anni e con essi anche i primi bilanci della sua vita. Di fronte a questa crisi artistica ed esistenziale decide di rimettersi in gioco attraverso la musica Rap.  

È un ciclone inarrestabile, una scarica di energia in grado di reggere con equilibrio e eleganza anche i momenti in cui l’acceleratore preme sulla comicità più spinta, The 40 year old version è forse una delle uscite più interessanti su Netflix.

Girato in pellicola, quasi completamente in un bianco e nero che ricorda il Woody Allen di Manhattan ma ancor di più il Cassavetes di Shadows, l’esordio della semisconosciuta Radha Blank è un fulmine a ciel sereno una variazione sul tema della crisi dei quaranta o cinquant’anni, troppo spesso declinata al maschile e abusata senza grosse novità.

Quello che funziona in questo piccolo gioiellino del cinema indipendente americano (ha vinto il premio per la miglior regia al Sundance) è appunto l’inedito punto di vista che si costruisce su un personaggio talmente realistico ed empatico da rompere la quarta parete della finzione. Radha Blank è semplicemente bravissima sia nella regia assolutamente di ampio respiro, sia nella recitazione, sia nella scrittura scoppiettante e tragicomica. Sono questi i tre punti cardine di questa pellicola che profuma di commedia d’autore. Attorno a questi tre punti saldi si costruisce una trama che riesce ad andare oltre, fondendo crisi esistenziale e crisi artistica in un unico percorso verso una presa di coscienza finale totalmente inaspettata.

Non è un’opera complessa, è un film che spiazza con la sua semplicità proprio perché è in grado di raccontare il primo bilancio di un personaggio meravigliosamente concreto e imperfetto, fatto di chili in eccesso e ossa, in perenne lotta contro il compromesso. Attenzione però, perché la semplicità della narrazione è una maschera per una psicologia tridimensionale del personaggio, mai piatta ma perfettamente credibile e caratterizzata. E così, di fronte allo specchio della vita di tutti i giorni, si riflette il ritratto inedito di un’artista che cerca di tirare le somme della propria vita e che usa ironia e tanta faccia tosta per nascondere insicurezze e paure.

È indubbiamente un omaggio alle donne, uno sguardo sarcastico (a tratti caustico) sulla società che impone regole inesistenti sulle donne e ha creato una linea di demarcazione tra chi è realizzata e chi non lo è.  Radha scopre che forse non è mai troppo tardi. Sullo sfondo scorrono le immagini di Harlem. È una Harlem lontana dal solito stereotipo: multiculturale, sicura e accogliente, in cui la cultura Hip hop ha preso il posto del Jazz. È questa la Harlem che vive Radha, quella del contemporaneo, un’isola lontana dal luogo comune delle narrazioni dominanti. In questo luogo la bravissima attrice e regista si muove con naturale libertà di azione senza alcuna paura di mostrarci la sua lotta per la realizzazione.

Il risultato non è solo convincente ma ci lascia la speranza di essere di fronte a un’autrice completa e complessa, dotata di un talento stupefacente per l’osservazione e il racconto. In poco più di due ore Radha Blank riesce a sintetizzare cosa vuol dire crescere, appartenere al circolo di “quelle con le mamme morte” e ritrovarsi a fare la lotta con i cambiamenti non solo fisici: una sorta di “Coming of age” dell’età adulta. Assistiamo così a un esordio importantissimo che mostra una particolare sensibilità verso il racconto inedito del reale con un punto di vista assolutamente perfetto, il taglio sulla tela in un panorama cinematografico incapace di raccontare con efficace semplicità la vita.

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