Il mare a Milano e il grande amore per la Parola di Valentina Fortichiari

by Michela Conoscitore

Quando decidete di andare in libreria per acquistare o, semplicemente, passeggiare tra gli scaffali osservando così i libri esposti, vi siete mai domandati attraverso quale processo quei romanzi si trovino in quel luogo per essere letti da voi? Forse, molti di voi non riescono bene a figurarsi come si svolga il lavoro in una casa editrice, le differenti personalità che la animano e che, poi, contribuiscono con il loro apporto a pubblicare i libri e, in seguito, farli arrivare nelle vostre case. Ebbene tra redattori, correttori di bozze e direttori editoriali, chi scrive la storia di un libro, oltre la narrazione che già contiene, è l’ufficio stampa che attraverso un sapiente uso dei mezzi di comunicazione e una peculiare sensibilità letteraria, riesce a captare non solo l’umore dei lettori ma anche i desideri dell’autore, mediando per la buona riuscita dell’opera letteraria.

Un’abilità che si affina con gli anni, e che è alla base di un best seller e del passaparola che coinvolge un romanzo. A raccontare a bonculture di questo lavoro, così poco conosciuto ma molto affascinante, è la dottoressa Valentina Fortichiari, con un’esperienza ventennale come ufficio stampa per la casa editrice Longanesi. La dottoressa Fortichiari, una delle grandi signore dell’editoria italiana, successivamente si è decisa a sperimentare anche la scrittura, pubblicando romanzi come Mi facevi sentire Dostoevskij e La cerimonia del nuoto (editi TEA) e vari saggi, uno fra questi contenuto nel numero dedicato alla Lombardia nella collana Dispacci Letterari (Les Flâneurs Edizioni):

Dottoressa Fortichiari, può raccontarci la sua esperienza ventennale come ufficio stampa?

Ricoprire il ruolo di ufficio stampa per vent’anni nella casa editrice Longanesi significa aver diretto la comunicazione di quella casa editrice. Ma anche avere la possibilità, la fortuna di fare degli incontri straordinari con scrittori importanti, molto piacevoli ed intelligenti. Un mondo quello che ho frequentato per lavoro che mi ha regalato fascino, incanto e curiosità. Viaggiare con gli scrittori, portarli in giro, farne parlare tutti i media possibili, dai giornali alle radio fino alla televisione, preparare le loro interviste, insomma curare il loro pensiero e le loro creazioni narrative, momenti che mi hanno donato emozioni straordinarie.

Quale scrittore l’ha colpita maggiormente o le è rimasto più nel cuore?

Gli scrittori sono stati tanti, non vorrei offendere nessuno dimenticando qualche nome. Preferisco citare un autore straniero che mi ha veramente incuriosito, dall’intelligenza superiore alla media e con il quale ho condiviso momenti singolari perché condividiamo insieme la passione per il nuoto, e quindi al di là dei discorsi legati ai suoi libri e alle interviste, ci siamo trovati insieme in questa visione ‘acquatica’ della vita. Lui è Vikram Seth, uno scrittore indiano: ho amato moltissimo Una musica costante, ma il suo romanzo più famoso è intitolato Il ragazzo giusto, un’epopea indiana famigliare che non annoia mai, un libro veramente notevole che ha riscosso un grande successo.

L’ufficio stampa deve essere più un comunicatore o un letterato?

Colui o colei che si occupa dell’ufficio stampa deve amare la lettura, e deve saper scrivere perché è ovvio che confezionare dei comunicati, dei profili degli autori o anche la descrizione di libri richiede un’attenzione alle parole, la capacità di selezionare i termini giusti, quelli che possono colpire la stampa e gli opinionisti. Quindi l’amore per la cultura, per la scrittura e per la lettura è basilare.

Non solo ufficio stampa ma anche scrittrice e curatrice delle opere dello scrittore Guido Morselli: in quale ‘ruolo’ si sente più a suo agio oppure sono declinazioni che possiedono una matrice comune, ovvero quella della letteratura?

Mi piace dire, come lei stessa mi ha suggerito, che c’è una matrice comune in tutto questo ed è il grande amore per la Parola con la p maiuscola, che per un comunicatore è tutto, rappresenta la radice del lavoro. Certamente, la frequentazione per lunghi anni di grandi scrittori e scrittrici di cui mi sono presa cura, mi ha contagiata anche nella voglia di esprimermi con questa mia seconda natura di scrittrice. Ho scritto romanzi, racconti e mi sono occupata anche di saggistica. Inoltre, negli scorsi anni mi sono occupata molto delle opere di Guido Morselli, uno scrittore che amo, ma anche dell’opera di Cesare Zavattini. E questo mi ha fornito una marcia in più per svolgere il mio lavoro.

Ha partecipato alla monografia sulla Lombardia della collana Dispacci Letterari, curata dallo scrittore e giornalista Davide Grittani. Come ha deciso di raccontare la sua Lombardia letteraria?

È stato un piacere ed un divertimento prendere parte a questa avventura sulla Lombardia. Il racconto che ho scritto per questo volume è intitolato Il mare a Milano: ho accolto l’idea di parlare della grande madre lombarda, io sono nata proprio a Milano, in modo un po’ diverso dal solito. Esistono varie guide sulla regione, ma questo è un modo di raccontarla controcorrente, che probabilmente da parte di tutti coloro che hanno partecipato al libro rivelerà angoli, figure, l’interpretazione di una Lombardia nuova. Essendo un’amante dell’acqua, cosa che ho espresso bene nei libri che ho scritto narrativamente, ho sempre desiderato che a Milano ci fosse il mare. Poi, ho scoperto che alle sue origini era una città d’acqua, immaginandola al tempo dei romani e dei celti. Allora mi sono divertita a scrivere questo racconto che è un po’ una mia visione della città d’acqua milanese, e questo mi è piaciuto immensamente.

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