Bambini, covid e variante inglese: cos’è cambiato? Intervista al pediatra Pasquale Conoscitore

by Maria Teresa Valente

L’apprensione per l’emergenza pandemica delle ultime settimane riguarda le varianti del Covid ed in particolare quella inglese. Ma cos’è cambiato rispetto a qualche mese fa? E perché adesso i bambini sono quelli più esposti al rischio di contagio? Ne abbiamo parlato con Pasquale Conoscitore, Medico Pediatra, segretario provinciale Federazione Italiana Medici Pediatri, nonché revisore FIMP a livello nazionale e componente del Comitato Permanente Regionale per la pediatria.

“Purtroppo i virus da sempre tendono a variare e come esempio basti pensare al virus dell’influenza stagionale di cui ogni anno ne arriva un tipo differente. La variante inglese del Coronavirus incide attualmente per circa il 54,3% sulla popolazione in età pediatrica ed è in deciso e costante aumento, ma da un punto di vista clinico, fortunatamente, non cambia molto rispetto al virus originario poiché la maggior parte dei bambini è paucisintomatica, cioè con pochi sintomi o addirittura senza sintomi; ciò non toglie che, visti i numeri, stanno aumentando anche i ricoveri ospedalieri dei bambini (dati dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze)”.

La variante inglese ha determinato un’impennata dei contagi tra bambini e adolescenti facendo scattare un importante campanello d’allarme per l’intera popolazione. “Certo, perché il vero problema è che, in realtà, bambini e adolescenti costituiscono un silenzioso serbatoio che fa girare il virus in famiglia e quindi ci sono anche più adulti e anziani contagiati”.

Cosa occorre fare affinché i nostri figli non si contagino con la variante? “Sicuramente, come diciamo da un anno a questa parte, è importante il mantenimento delle distanze e l’utilizzo delle mascherine che proteggono da tutti i tipi di virus e batteri. A proposito di questo voglio evidenziare come grazie all’utilizzo dei dispositivi e delle varie precauzioni ci si sta ammalando sicuramente meno rispetto agli altri anni. Io faccio il pediatra di famiglia da più di 34 anni e questo è il primo anno in cui in età pediatrica non ho riscontrato casi di influenza stagionale”.

Qual è il ruolo delle scuole nella diffusione del virus con le sue varianti? “I dirigenti scolastici hanno fatto di tutto e di più per mettere in sicurezza le scuole, ma immaginate tanti bambini con gli insegnanti in pochi metri quadri, per non parlare poi delle scuole dell’infanzia dove è sicuramente difficile far in modo che i più piccoli possano osservare le precauzioni per evitare il contagio. Ecco dunque perché la Regione emette ordinanze in cui invita alla didattica a distanza cercando di limitare il più possibile la diffusione del Covid-19 che, voglio ribadire, può essere poco importante per i bambini da un punto di vista clinico, ma purtroppo è devastante perché tramite loro l’infezione continua ad alimentarsi e a girare tra gli adulti, mietendo vittime”.

Molti genitori contestano la chiusura delle chiuse lamentando disagi dell’apprendimento per i figli o anche perché hanno problemi organizzativi con il lavoro. “Al di là di speculazioni e polemiche, la scuola se da una parte è fondamentale per la crescita di un bambino dall’altra è sicuramente uno di quei contesti in cui l’infezione si può amplificare. È il momento di essere prudenti, altrimenti tutti i sacrifici e gli sforzi fatti finora saranno vani”.

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