Prof Lopalco: “In Puglia il virus non ha circolato, c’è ancora la possibilità che possa trovare persone da infettare”

by Michela Conoscitore

Trascorsi due mesi di lockdown, resosi inevitabile per fronteggiare l’emergenza da Covid-19 che ha letteralmente travolto l’Italia, emotivamente e logisticamente, siamo davvero pronti a convivere col virus? In effetti non si tratta di una ripartenza, ma di una condivisione di spazi vitali col coronavirus che ha bloccato tutto il mondo globalizzato: il patogeno non sparirà all’improvviso dalle nostre vite, tutti i virologi lo stanno precisando, da tempo ormai. Affrontare la Fase 2, annunciata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo scorso 26 aprile, equivale ad una consapevole e ragionata presa di coscienza da parte di tutti noi, perché la lotta al Covid non è ancora terminata.

Per la Puglia, la pandemia fortunatamente non è stata particolarmente ostica da affrontare, ma le direttive del professore Pier Luigi Lopalco, a capo della task force regionale voluta dal presidente Michele Emiliano, sono necessarie e valevoli per introdurci ai buoni comportamenti da adottare nelle settimane che ci aspettano.

Noi di bonculture l’abbiamo intervistato.

Professor Lopalco, leggendo il decreto che regolamenta la Fase 2 emerge un sempre più preponderante controllo del territorio affidato ai presidenti di regione e alle varie task force. Rispetto alla Fase 1, maggiormente controllata dal governo centrale, secondo lei il passaggio dei ‘poteri’ nella Fase 2 alle regioni apporterà sensibili vantaggi nella gestione dell’emergenza?

Oggettivamente in Italia abbiamo una situazione epidemiologica molto variegata, un gradiente da Nord a Sud decisamente differente, con tipologie di rischio diverse. Perché paradossalmente, mentre al Nord è forte ancora un problema di assistenza ai soggetti ammalati, che sono tanti, in molte province sono ancora centinaia al giorno, al Sud il problema, invece, non è tanto quello di assistenza, perché ci sono pochi casi, ma di prevenzione, ovvero continuare ad evitare che si diffonda il contagio. Dobbiamo concentrarci sempre di più sulla prevenzione, tenendo in allerta tutta la rete assistenziale. In Puglia il virus non ha circolato, obiettivamente c’è ancora la possibilità che possa trovare persone da infettare. Per cui, dato che ci sono queste necessità disuguali, è anche giusto che sotto una stretta sorveglianza si prendano decisioni su base regionale.

Come sta procedendo in regione la sanificazione di ambienti e mezzi di trasporto pubblici?

Le regole da seguire sono abbastanza semplici, e ciascun responsabile preposto a questa attività le sta attuando. Non si vedono criticità di sorta.

Come task force per l’emergenza, cosa ne pensate dell’app Immuni? Sarà utile per monitorare il contagio?

Innanzitutto dobbiamo ancora vederla, e questo è un elemento non da poco! Nel senso che non sappiamo come funziona e l’utilizzo che se ne farà. Soprattutto non è chiaro chi potrà avere accesso ai dati. In linea di principio, un’app di quel genere è sicuramente uno strumento di supporto al lavoro che fanno i dipartimenti di prevenzione, ma anche per il compito del cosiddetto contact tracing, ovvero rintracciare i contatti e ricostruire le catene di contagio. Penso che sarà un supporto per il contact tracing, ma non so dirle se sarà significativo, lo scopriremo quando vedremo all’opera l’applicazione.

L’arrivo dell’app non sta coincidendo, però, con l’inizio della Fase 2. Secondo lei ci saranno ricadute nel contrasto al virus?

Quando arriverà sarà un aiuto in più, ma è fuori discussione legare la Fase 2 o altre fasi con la presenza o assenza di un’app.

Sono frequenti le circostanze in cui tamponi di determinati soggetti, anche dopo due test somministrati, risultino negativi quando, invece, il paziente è affetto da Covid. Gli ospedali pugliesi come stanno gestendo questi casi sospetti?

Bisogna semplicemente esercitare più precauzione quando una persona viene dimessa, e torna a casa. Non è una novità, si sapeva già dai primi casi in Asia di queste segnalazioni: si può verificare l’eventualità che un tampone risulti negativo, quando il soggetto è positivo. Il tampone può sbagliare, più spesso di quello che si possa immaginare. Poi c’è anche la possibilità che un soggetto abbia diminuito la sua carica virale, quindi il tampone risulta negativo, ma in qualche maniera il virus può riprendere forza in quel soggetto e ricompaia. Per cui sono dinamiche che si stanno studiando, e i sanitari stanno cercando di prendere le giuste precauzioni.

L’indice R0 sta evolvendo in Puglia oppure è rimasto tale, come nel resto d’Italia?

Quello è un indice che continuerà a variare, di settimana in settimana, e che bisogna tenere sotto controllo perché se dovesse superare il valore 1, naturalmente ci indicherà che in qualche zona il virus sta riprendendo forza. Lo stiamo monitorando costantemente, è stabile nel senso che il valore diminuisce. Però, basta davvero poco per farlo variare.

Parliamo degli arrivi in Puglia: molti torneranno nei loro comuni di residenza dalle regioni del Nord più colpite dal Covid. Come si è organizzata la regione in merito?

Abbiamo riattivato la famosa ordinanza di marzo: quando un cittadino farà rientro in Puglia da una regione del Nord, dovrà auto segnalarsi e mettersi in quarantena per 14 giorni. È una precauzione che a marzo ha dato i suoi frutti, in questo modo abbiamo evitato un bel numero di contagi.

Professore, lei è stato l’unico a dare importanza al lavoro degli uffici di igiene pubblica regionali, li ha definiti delle vere e proprie sentinelle sul territorio. Può spiegare la loro funzione?

Il loro compito è fondamentale nell’attività di prevenzione nella diffusione del virus. I colleghi appena individuano un caso, si mettono alla ricerca di tutti i contatti che sono entrati nel raggio d’azione della persona affetta da Covid. Dopo averli raggiunti telefonicamente, li sottopongono al tampone, dopo si procede con l’isolamento in modo che non diffondano il virus. Ecco perché le ho definite delle sentinelle sul territorio, osservano quello che succede per interrompere le catene di contagio.

Il presidente Conte ha affermato che la Fase 2 non sarà un “libera tutti”: quali saranno i comportamenti adeguati da adottare?

I principi sono sempre gli stessi: dovremmo affrontare la Fase 2 con la stessa serietà con cui abbiamo affrontato la Fase 1, non è cambiato niente dal punto di vista epidemiologico. Il virus sta continuando a circolare. Se noi ricominceremo ad avere contatti massivi con tutti i nostri cari, aggiungendo anche che riprenderemo a lavorare, in questo giro sicuramente un’occasione di contagio la troveremo. Basta davvero poco per innescarlo. Bisogna continuare a limitare le uscite dai nostri appartamenti.

Professore, cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi mesi?

Mi aspetto, fino all’arrivo dell’estate, un aumento del numero dei casi. Spero soltanto che sia contenuto. È impossibile pensare che i casi continueranno a scendere, se dal 4 maggio avremo milioni di persone che ritorneranno a lavoro. Dobbiamo fare in modo che la situazione non vada fuori controllo.

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