Quei bravi ragazzi, compie 30 anni il capolavoro cinematografico di Martin Scorsese. Un punto di svolta nel genere dei gangster movies

by Marianna Dell'Aquila

Quei bravi ragazzi compie 30 anni ed è ancora oggi uno dei film più belli di Martin Scorsese. Presentato al festival del Cinema di Venezia nel settembre del 1990 dove si è aggiudicato il Leone d’Oro per la Miglior regia, Quei bravi ragazzi è stato inserito tra i migliori cento film statunitensi dall’American Film Institute ed è considerato una vera e propria lezione di cinema.

Tratta da Wiseguy (1986), il romanzo di Nicholas Pileggi, la storia si svolge nell’arco di circa 25 anni ha come protagonista Henry Hill (Ray Liotta), un italo-irlandese che ancora adolescente entra a far parte della “piccola mafia” di New York. Lì un potente boss irlandese, Jimmy Conway (Robert De Niro), lo introduce in una banda specializzata in estorsioni e contrabbando i cui componenti si fanno chiamare “bravi ragazzi”.

Uno dei suoi capi, Tommy DeVito (Joe Pesci), è un uomo apparentemente bonaccione e mite, ma all’occorrenza capace di trasformarsi  in un feroce assassino senza scrupoli. Henry si innamora Karen, una brava ragazza che diventa sua moglie e dalla quale ha due figlie. Karen non sa nulla della vera vita del marito, ma ad un certo punto il loro matrimonio va in crisi perché Henry ha un’amante. Karen però decide di perdonarlo e spesso si ritrova costretta ad essere sua complice. Al culmine degli affari in un importante giro di droga e di omicidi, gli investigatori si mettono sulle tracce della banda criminale. Henry viene arrestato e, dopo la sua scarcerazione, capisce che gli amici vogliono eliminarlo. Per salvare se stesso e la sua famiglia decide di collaborare con l’FBI e di accettare il programma di protezione che lo costringerà a dileguarsi e a cambiare nome.

Quei bravi ragazzi, insieme a Il padrino di Francis Ford Coppola, è il film che ha segnato un punto di svolta nel genere dei gangster movies. Imparata la lezione dai suoi maestri (incominciata da Coppola e Sergio Leone con C’era una volta in America), con questo film Martin Scorsese racconta di nuovo un mondo che lui conosce molto bene, quello dei quartieri bassi di New York in cui è cresciuto e ne restituisce, inquadratura dopo inquadratura, uno sguardo lucido e dettagliato come pochi altri registi sono riusciti a fare.

Scorsese ha mostrato senza filtri il lato più oscuro e avido dell’essere criminale: i personaggi sono privi di umanità, è impossibile immedesimarsi in loro perché la naturale indole di un individuo lo indurrebbe a rifiutare di fare ciò che invece i suoi personaggi accettano con freddezza. Tommy De Vito, ad esempio, è un personaggio dall’apparenza mite e bonaria che ad un certo punto vediamo anche seduto a pranzo con la madre (interpretata dalla mamma di Martin Scorsese) e i suoi amici. Ma Tommy è un uomo spietato, in grado di uccidere chiunque, dal criminale antagonista al semplice cameriere che lo ha soltanto un po’ infastidito. I personaggi del film non sono uniti da valori quali la famiglia o l’amicizia (come invece nel film di Coppola), ma solo dalla voglia di ricchezza e di potere: “Per me far parte del gruppo significava essere qualcuno in un quartiere pieno di gente che non era nessuno” dice Henry ad un certo punto del film. Martin Scorsese racconta una storia criminale senza esprimere giudizi, scegliendo un taglio narrativo che molti hanno definito quasi “documentaristico”.

Dopo 30 anni, quindi, Quei bravi ragazzi è ancora una lezione di regia e di sceneggiatura. E’ un film del quale restano impresse battute e inquadrature, ad esempio il famosissimo piano sequenza in cui vediamo Henry entrare al Copacabana o quando lo sentiamo dire “Che io mi ricordi, ho sempre sognato di fare il gangster. Per me fare il gangster è sempre stato meglio che fare il Presidente degli Stati Uniti”.

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