Forse il più significativo tra gli intramontabili nevrotici del decennio dei cinquanta.
Orio Caldiron
Orio Caldiron
Saggista e critico, è uno dei maggiori studiosi italiani di cinema, autore di centinaia di scritti in cui la straordinaria competenza si salda alla passione cinefila in un linguaggio immediato e colloquiale. Ha dedicato mostre e programmi televisivi a personalità e momenti del cinema italiano. Docente universitario di lungo corso, direttore di prestigiose collane editoriali, è stato Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
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Se con la saga di James Bond il cinema inglese si apre un varco nella supremazia americana, gli spionistici autarchici rappresentano la risposta dell’artigianato italiano, povero di mezzi ma ricco d’inventiva, alla scommessa britannica.
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Nell’ultimo decennio si conferma ancora una volta come una delle figure più vivaci, irrequiete e anticonformiste dello stardom statunitense, interessata alle battaglie per i diritti civili e il pacifismo piuttosto che alle lusinghe del divismo d’antan.
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Non bella, le palpebre pesanti, gli occhi sporgenti, il mento aggressivo, è la ribelle nella società dominata dagli uomini. Nell’asfittica palude delle major, con cui spesso polemizza, sfilano decine di titoli mediocri prima di imbattersi nello straordinario trittico firmato William Wyler
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Nessuno incarna meglio di Jacques Tourneur il fascino del grande artigianato americano, la forza dirompente di una miscela in cui si scontrano esuberanza narrativa e voyeurismo dell’immagine, padronanza tecnica e latitanza drammaturgica, ipertrofia dell’io e dialettica della committenza.
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Frank Sinatra – nasce a Hoboken, New Jersey, il 12 dicembre 1915 da padre siciliano e madre ligure, e muore a Los Angeles il 14 maggio 1998 – s’impone nel corso di una carriera strepitosa come uno dei grandi interpreti della musica leggera americana, cantando con voce inconfondibile, calda e sommessa, i motivi del suo magico repertorio
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La “moda Harlow” rimbalza dall’abbigliamento alle acconciature, incrementando le vendite dell’acqua ossigenata, l’oggetto-simbolo dell’intero decennio pieno di teste platinate.
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La scomparsa in un incidente aereo di Federico, il figlio ventiseienne, l’aveva profondamente segnata facendole imboccare da tempo il tunnel senza ritorno della depressione.
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Negli anni sessanta è Billy Wilder che le offre la grande occasione con il ruolo di Fran Kubelik di L’appartamento (1960), la vulnerabile ragazza dell’ascensore in una grande azienda newyorkese innamorata dello sposatissimo capo del personale Fred MacMurray.
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Nonostante i numerosi riconoscimenti, l’inquietudine domina la sua vita sentimentale, segnata dal fallimento di due matrimoni e dalla tragica scomparsa di David, il figlio quattordicenne, da cui non si riprenderà mai.