La mediazione e il dialogo erano i mezzi con cui Sergio affrontava ribelli, movimenti di liberazione, feroci dittatori o i cinici politici occidentali.
Film
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Sono i lunghi mesi di Resistenza che Renata Viganò, come l’Agnese, visse, quelli che vengono narrati nel romanzo che lei stessa definì “antiretorico, antidrammatico, casalingo e domestico”. Agnese era una donna che visse, che scelse da che parte stare e che morì anche lei per mano fascista, il cui corpo non venne mai ritrovato. “Dovemmo fare il funerale a vuoto, un funerale su un nome. Lei, che risultava sempre presente, che non mancava a nessuna chiamata, quella volta non c’era”.
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La Ciociara però è anche l’unica testimonianza che parla al grande pubblico delle “marocchinate”, cioè gli atti di violenza sessuale e fisica ai danni di decine di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, compiuti dai goumiers francesi durante la Seconda Guerra Mondiale.
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Bandite, perché è così che i tedeschi le chiamavano, ma anche bandite dalla storiografia ufficiale che le ha relegate, nell’immaginario comune, al ruolo di staffette in bicicletta.
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“7 ore per farti innamorare” è anche una narrazione differente di Napoli, che infrange lo stereotipo di celluloide creato negli ultimi anni dalla narrativa stantia e unilaterale dei vari Gomorra e affini, e ci presenta una città solare, colorata e popolata da un’umanità variegata, spiazzante nel suo essere limpida e accogliente. Il ritratto di chi Napoli la conosce e la vive ogni giorno nella sua quotidiana vitalità.
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Raccontare quello spazio fra sogno e realtà, dove morte e miracoli, razionalità e istinto della vita di un uomo si confondono in un solo chiaroscuro non è certo privilegio concesso a qualunque narratore.
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La regia ci accompagna in un film che esprime appieno il potenziale drammatico e terrificante della storia, tenendoci però con un occhio aperto sulla realtà, dosando l’effetto visivo in maniera centellinata e senza mai esagerare. A essere efficacemente esagerata è infatti la tensione, costruita a regola d’arte.
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FilmTV
Hogar o Dov’è la tua casa? Successo, carriera e possesso intrisi di invidia sociale su Netflix
Un discreto thriller senza picchi che si lascia guardare piacevolmente. Ha la giusta tensione, atmosfere ben costruite e attori in parte. Il film arriva su Netflix in pieno lockdown.
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L’ultimo prodotto della lunga partnership è il primo a puntare direttamente al pubblico casalingo di Netflix, un classico action dai toni scanzonati, ambientato a Boston, città natia di Whalberg, dove girò The Fighter e The Departed di Martin Scorsese, che portò all’attore la prima e unica nomination agli Oscar.
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Perla di rara e riuscita costruzione, trova nelle parole di Alfred Hitchcock la migliore sintesi. Egli infatti, dopo aver visto la pellicola, alla sua uscita nel 1944, dirà «Dopo “La fiamma del peccato”, le due parole più importanti nel mondo del cinema sono “Billy” e “Wilder”».