Uno spettacolo trascinante, struggente, eccellente per sobria incisività. Completato da un secondo tempo che ha visto la prima esecuzione assoluta del brano di Nicola Samale «Terezin – un Eden satanico» dedicato all’atroce «stazione di passaggio» verso lo sterminio
Musica
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La neonata orchestra stabile di Foggia è stata diretta dal M° Marco Moresco ed ha presentato un programma variegato ed estremamente interessante (ad esempio, la polka schnell straussiana Sturmisch in Lieb’ und Tanz è stata una vera sorpresa, dato che non è tra le opere più famose del Re del valzer benché sia tra le sue polke veloci più belle), non troppo serio né troppo leggero, apprezzato dal numeroso pubblico
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Degno di nota e di orgoglio è il sottolineare – come afferma Agostino Ruscillo a fine concerto – la presenza di giovani artisti alla primissima esperienza: Chiara Ruscillo e Sophia Miatto ai violini e Serena Guidacci al violoncello.
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Difficile immaginare un concerto natalizio più bello e articolato: inni presbiteriani, classici della tradizione cattolica e spiritual americani (pensiamo soltanto al travolgente e irresistibile When the Saints Go Marching In,cantato in mezzo ad un pubblico euforico e brioso), evergreen come Oh Holy Night di Adolphe Adam e White Christmas, fino all’intramontabile It’s Beginning to Look a Lot Like Christmas .
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Considerato l’erede di Andrés Segovia, ad oggi è uno degli interpreti più autorevoli e acclamati della chitarra classica nel mondo.
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Il Rachmaninov della Lisitsa è un fiume che travolge qualsiasi cosa e scorre inarrestabile verso la meta. La Lisitsa non conosce ostacoli e scivola agilmente in questo mare di arpeggi, scale, accordi pesanti e drammatici, senza lasciarsi intimorire da questa scrittura tumultuosa, a tratti sgargiante ma sempre fortemente melodica ed emotiva, concedendo alle zone d’ombra di risplendere intensamente nonostante il grande virtuosismo.
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Presentatosi nelle consuete vesti di esecutore e di compositore, Sollima ha trascinato il pubblico per ben due ore allestendo un programma variegato e ben bilanciato, alternando classici della tradizione violoncellistica ad arrangiamenti di grandi successi rock.
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L’Italiano era (ed è) la lingua per antonomasia della musica; prescelta per il canto operistico e quindi tappa obbligatoria non solo per ogni musicista ma, all’epoca di Mozart, per ogni persona di cultura.
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Albanese e la Filarmonica lombarda hanno presentato un programma in buona parte canonico (due concerti di Mozart per solista e orchestra, il n.18 in si bemolle maggiore Kv 456 e il ventunesimo, il popolarissimo Kv 467 in do maggiore, noto soprattutto per l’Andante centrale), con una bella novità per il pubblico del capoluogo dauno.
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La comunicazione della sociolinguista e «grammamante» Vera Gheno è stata arricchente, autorevole, amorosa. Gheno, ricercatrice all’Università di Firenze, traduttrice dall’Ungherese (una delle sue due lingue madri), autrice di almeno una decina di saggi, propone riflessioni e indagini sulle parole