Per Modotti la fotografia fu un’arma di denuncia sociale, un mezzo per condannare il capitalismo dei latifondisti ed esaltare la popolazione sottomessa del Messico. Volti di campesinos distrutti dalla fatica, donne di struggente bellezza, bambini smarriti, mani traviate dal lavoro nei campi, infine le ‘armi’ dei contadini, falce e martello, questi i soggetti della fotografa che fece coincidere strenuamente l’ideale col reale.
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La pittrice Juana Romani, la petite italienne che con la sua idea di donna passò dal Salon al manicomio
Nel 1903, all’acme della carriera, Juana a soli trentasei anni cominciò a soffrire di turbe psichiche. Insieme al compagno cominciò un pellegrinaggio in varie case di cura per riposarsi e alleviare i sintomi, ma fu tutto inutile: le crisi si succedevano sempre più frequentemente, e sempre più violente.
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Paola Lombroso, la donna che inventò il Corriere dei Piccoli ma fu estromessa dalla direzione perché «in quanto donna le famiglie non capirebbero e non gradirebbero»
Paola Lombroso, giornalista e studiosa di letteratura per l’infanzia, fu tra le prime donne in Italia a interessarsi di psicologia. Inventò le bibliotechine rurali con lo scopo di fornire libri alle scuole più disagiate d’Italia, creò rifugi per gli orfani di guerra e fu l’ideatrice del progetto editoriale Corriere dei Piccoli, sottrattole mentre veniva alla luce solo perché “donna”. Estromessa dalla direzione del giornale, dovette firmarsi con uno pseudonimo nel piccolo spazio che le fu affidato.
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La fortuna di Valeria Parrella: «Piuttosto che pensare di avere paura, preferisco vivermela quella paura»
“Racconto il limite e il tentativo di superarlo, il desiderio, la nascita, la morte. I miei libri, come tutti i libri forse, sono alla ricerca di come si sistemano le cose: il dolore, la malattia, il lutto, l’offesa. Scrivo sempre di come ci si muove nelle tragedie quando ti trovi personalmente a tenere dritta la barra della nave e a reggere la sorte”
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Vita e amore di Francesca Morvillo. Cavallaro: «Francesca non avrebbe mai lasciato solo, come fecero tutti gli altri, il suo Giovanni Falcone»
“Francesca era un magistrato, una donna che si stava occupando del processo contro Vito Ciancimino: una persona, dunque, colpita non a caso. A lei era stata offerta una scorta, ma l’aveva rifiutata: era consapevole del pericolo, ma voleva rischiare il peggio assieme a lui. Aveva dedicato una parte della sua vita alla protezione di Falcone e la loro vicinanza fisica era la cosa più scontata”
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Vladimir Majakovskij e Lilja Brik, il delirio amoroso che fu un fiume di nevrosi, passione e versi disperati
La storia con Lilja Brik era finita da qualche anno e il poeta si era legato sentimentalmente alla giovane poetessa Veronika Vitol’dovna Polonskaja. Quel giorno, mentre scendeva le scale di casa, Veronika sentì un colpo di pistola. Tornata indietro, scoprì che Majakovskij si era sparato un colpo di pistola dritto al cuore.
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Il perdono e la luce di Gemma Calabresi Milite: «La memoria deve avere le gambe, deve camminare».
«Urlare slogan e insulti contro una giovane donna che aveva appena perso suo marito è una cosa terribile. La morte, anche quella di un nemico, esige silenzio, merita rispetto. Spero che qualcuno di loro lo comprenda, anche cinquant’anni dopo».
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L’oscurità di Marguerite Duras, la scrittrice del dolore, dell’attesa e dell’abbandono
Autrice, romanziera, regista, drammaturga, comunista, alcolizzata, con una storia letteraria unica e incredibile: per quarant’anni fu apprezzata solo da una piccola nicchia di intellettuali fino a che non fu travolta dalla popolarità mondiale quando uscì il best-seller L’Amante.
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Il mestiere del lettore di Piero Dorfles: «Conoscere la letteratura, in questo mondo così caotico, è uno strumento per sopravvivere»
«Chi legge possiede qualcosa che gli altri non hanno. La lettura la paragono al nuoto: chi sa nuotare ha la possibilità di affrontare il mare, mentre chi non sa leggere è come se non sapesse affrontare l’oceano della letteratura».
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Lidia Ravera e la vecchiaia dei rivoluzionari degli anni Settanta: «Non tutti hanno avuto il coraggio di una feroce autocritica, restando così adagiati nell’illusione»
Chi sono diventati gli inarrestabili giovani della lotta armata degli anni Settanta? Dov’è finita l’euforia e la voglia di cambiare il mondo, di ridefinire la realtà? Se lo chiede oggi, a distanza di quarant’anni dal finale di quella stagione, Lidia Ravera, scrittrice prolifica e storica agitatrice culturale, nel suo ultimo romanzo, “Avanti, parla”. L’intervista