Flavio Albanese: “Federico II è stato un rivoluzionario. Vogliamo far rivivere la sua immensa anima nel Sud che lui ha amato”

by Antonella Soccio

II Federico (Secondo Federico), lo spettacolo della Compagnia del Sole, scritto dallo sceneggiatore e drammaturgo Roberto Scarpetti, diretto da Marinella Anaclerio, con in scena Stella Addario, Flavio Albanese, Massimiliano Di Corato e Luigi Moretti, impreziosito dalle musiche dell’ensemble “La Cantiga de la Serena”, ha fatto rivivere nella notte stellata dell’Anfiteatro di Lucera il mito e la storia dello Stupor Mundi Federico II di Svevia.

Primo evento della mini rassegna PrimaVera al Garibaldi curata dall’attore e regista Fabrizio Gifuni, II Federico è un progetto ampio, che unisce teatro, arte, cultura, e recupero dei luoghi federiciani.

Noi di bonculture abbiamo intervistato l’attore barese Flavio Albanese.

Flavio, II Federico nasce a dicembre 2019, poco prima del lockdown, come è andato avanti?

II Federico è uno spettacolo che nasce da un progetto regionale e ha avuto un primo sviluppo nel triennio e ha avuto una chiusura. La prima volta abbiamo debuttato col mise en place, una lettura con la musica, e adesso invece lo abbiamo messo in scena con 4 attori e 3 musicisti , il gruppo musicale pugliese che suona dal vivo La Cantiga de la Serena.

In scena c’è l’ultima notte di Federico, lui sta morendo a Castel Fiorentino. Prima di morire lui rivede la sua vita, e rivede tutti i personaggi nodo e chiave della sua vita. Vede i papi, con cui ha avuto a che fare, vede al-Kamil e il rapporto con i musulmani. Vede le sue mogli, le sue donne, la prima volta si è sposato a 15 anni, pensa un po’ poveraccio, e poi l’amore vero Bianca. Vede i due figli, il piccolo lo tradisce perché si allea con la Lega lombarda, da cui nasce tutto il mito della Lega lombarda.

Poi vede invece il figlio illegittimo Manfredi, a cui era particolarmente affezionato, vede i grandi uomini. Si fa tutto un percorso nella vita di Federico con il finale dedicato a sua madre. Vede sua madre che sta partorendo, a Jesi, in piazza. Decise di partorire in piazza: aveva 40 anni e tutti dicevano che non erano veramente incinta, per sfidare tutti fece montare una tenda da campo in piazza e scelse di partorire davanti a tutti. Quando Federico rivede la sua nascita muore. Il testo è scritto bene da Roberto Scarpetti, che oltre ad essere un drammaturgo è anche uno storico, conosce bene la storia di Federico.

Cosa significa recitare il vostro spettacolo in una città federiciana per eccellenza come Lucera, che incrocia tutte le mescolanze dell’imperatore? Lucera è una città infatti con tracce di un quartiere arabo struggente.

È proprio il progetto che vuole ripercorrere tutti i luoghi del Sud d’Italia, nel regno di Sicilia dove Federico ha vissuto e a cui era molto affezionato. Abbiamo recitato anche a Gioia del Colle dove c’è un castello di Federico e il mito dice che c’era Bianca. Recitare nei luoghi dove è stato Federico è una esperienza forte, importante, perché è storica, è avvenuto veramente. Nell’immaginario nostro teatrale significa connettersi con l’immensa anima di Federico, proprio nei luoghi dove è vissuto, è come se una parte della sua anima, una parte di sé fosse ancora lì e noi recitando attraverso il teatro a collegarci con Federico.

È previsto anche uno spettacolo proprio sul sito di Castel Fiorentino, che giace abbandonato?

Il progetto ha anche questo valore, fare questo genere di spettacoli serve per risvegliare la memoria e ricordare alla politica e all’amministrazione che ci sono dei luoghi importantissimi che potremmo valutare di più. Adesso col problema del Covid abbiamo potuto distribuire poco lo spettacolo, però sicuramente credo che non sarà difficile renderlo in tutti i luoghi e sarebbe meraviglioso esserci anche a Castel Fiorentino.

Anche perché recitare lì coniugherebbe la scenografia naturale con la questione del distanziamento in uno spazio aperto.

Certo, sì abbiamo debuttato in un luogo che c’entrava poco con Federico, ossia a La Spezia in una piazza enorme, però era Piazza Federico II, era piazza Europa. Poi Gioia, poi Lucera e per il futuro siamo in contatto con tutti i luoghi federiciani, che sono tantissimi. Dalla Puglia alla Campania fino in Sicilia.

Ovviamente c’è anche Castel del Monte nella lista, vero?

Sì, anche se è molto difficile essere a Castel del Monte, però ci riusciremo.

In che senso?

Ci sono dei problemi con la Sovrintendenza perché sono luoghi molto particolari però ci sono stati già degli spettacoli, so che addirittura è stato celebrato un matrimonio: lavoreremo per farli dappertutto, essere a Castel del Monte sarebbe un onore straordinario. Credo che non avremo tante difficoltà ad essere dappertutto, perché oltre ad essere uno spettacolo dal valore artistico, ha anche un valore storico e culturale perché ricorda quello che è avvenuto con Federico II nel Sud Italia. Prima hai centrato un argomento meraviglioso, Federico II riuniva a corte le più grandi menti e nelle grandi menti non c’è religione o politica. Lui aveva musulmani a corte da lui, parlava arabo, aveva ebrei, cristiani e anche pagani. Personaggi come Pier delle Vigne, Michele Scoto Michael Scot che l’hanno aiutato a fare la Costituzione del Regno di Sicilia e quindi a cambiare la politica in quel momento, che è stato un grande atto che poteva fare un grande imperatore. Lui si è esposto tantissimo, le scomuniche papali nascono dal fatto che lui riuniva nel suo regno tante culture diverse. Non aveva preconcetti. La sua idea era riunire pensiero, culture, intelligenze.

C’è una particolare attualità di Federico oggi nella società che vede avanzare i sovranismi. Lui uomo del Nord è il simbolo di una intelligenza meridionale aperta all’altro, alle diverse culture. Cosmopolita. Non è un po’ scomodo portarlo oggi sulla scena? Lo si decanta tanto, ma poco si mettono in pratica le sue politiche.

Non si è mai andato a fondo su quello che è stato questo uomo e questo politico, perché se si andasse a fondo, si capirebbe che tutto quello che lui ha fatto si rispecchia tantissimo al contemporaneo. Oggi noi siamo preoccupatissimi delle culture musulmane, siamo preoccupatissimi di non avere a casa nostra altre culture, quando invece è l’insieme delle culture che dà l’evoluzione ad uno Stato. E quindi vedere da un altro punto di vista cosa significa riconoscere la grande, l’intelligenza, la forma di pensiero dell’Oriente, degli ebrei, dei pagani. Tutti insieme possiamo davvero creare una grande rivoluzione. Federico è stato un rivoluzionario per tanti aspetti e tutti i grandi rivoluzionari sono sempre stati scomodi, perché il sistema vuole che le cose non si cambino. Come è stato per la figura di Gesù, Socrate, Gandhi o Francesco anche Federico è stato un personaggio scomodo perché voleva migliorare le cose e si è impegnato seriamente per farlo.

Nella tua carriera recente hai portato sulla scena veri e propri geni. Leonardo, Ulisse, ora Federico. L’imperatore era un’anima molto sfaccettata, era anche un poeta, quindi fragile. A quali analogie della tua esperienza umana ti sei agganciato per rappresentarlo al meglio? Che carattere ha il tuo Federico?

Per un attore di teatro i due riferimenti sono il testo e il regista. Il testo è la partitura che ti permette di interpretare un personaggio e il regista è la figura che ti illumina la strada per interpretare un personaggio. Nel caso di Federico abbiamo messo a fuoco i grandi conflitti.

Interviene la regista Marinella Anaclerio: in realtà Federico è una persona amatissima, studiatissima. Quando cominci ad affrontare questa figura storica scopri che ha appassionati in tutta Europa. Esiste una bibliografia immensa, sterminata su Federico. Siamo stati ospitati nel centro studi della Fondazione Federico II di Jesi e ci hanno portato nella loro biblioteca che contiene

5mila volumi quasi tutti su Federico II e la sua storia. Per questo è facile perdersi e spesso si rinuncia ad affrontare una figura così controversa. Su ogni passo trovi una cosa e trovi anche il suo opposto. Per dire Pier Delle Vigne, c’è chi dice che si è buttato dal cavallo e chi invece sostiene che si è suicidato battendo la testa sulle mura del carcere. Ci son due filoni diversi. Sicuramente l’ha messo in carcere, perché si è sentito tradito, ma sul suicidio non sappiamo. Se è accaduto in carcere può essere come i suicidi della mafia, essendo Pier Delle Vigne come gli fa dire Dante in possesso di tutto il cuore di Federico, l’hanno suicidato. Anche lì da regista che scelta fai? Noi abbiamo fatto la scelta di seguire l’idea di Dante e quindi si è suicidato buttandosi da cavallo.

Affrontare Federico significa fare delle scelte nella bibliografia, nella storiografia e quindi fare il tuo Federico II, perché nel momento in cui fai delle scelte assumi su di te un rischio storico. Ovviamente con l’autore e con Flavio abbiamo fatto delle scelte e un filo che secondo noi seguivano il suo carattere.

Avete quindi scelto soprattutto un carattere alto, politico.

Sì, un carattere dove la politica era tutto, ha sacrificato tutto alla politica. Immaginiamo un bambino nato in piazza, la madre per paura dei nemici e della possibilità che lo ammazzassero per strada perché nessuno voleva un erede, lo lascia protetto in Umbria. Desidera un figlio per una vita, arriva, lo partorisce in piazza mettendosi anche lei a rischio della vita e dopo lo molla. Il bambino fino a 3 anni cresce senza sua madre, la vede per un solo anno della sua vita, poi muore. È chiaro che un anaffettivo, ma non puoi spingerti nei problemi psicologici. Questo suo atteggiamento politico, con l’ossessione del governo e di distinguere il potere ecclesiastico da quello temporale, è stato il suo grande pensiero, legato al suo potere. Aveva la mania dell’ordine: diceva che più teste c’erano a legiferare più teste avrebbero finito per soverchiare il popolo, che pagava tasse incontrollabili e ingiuste.

C’è una certa similitudine con le attuali incongruenze e la diatriba delle competenze Stato-regioni.

Ha l’ossessione della Legge uguale per tutti, le Costituzioni melfitane dicono cose pazzesche per l’epoca, ricchi e poveri erano uguali. Oggi siamo regrediti rispetto a quell’idea, il politico fa come cavolo gli pare, gode dell’immunità.

Le prossime tappe allora?

La Spezia, Gioia e Lucera, Jesi, torneremo a Jesi con lo spettacolo, stiamo lavorando anche su Bari, Foggia, tutta la Sicilia, Palermo. Forse anche Manfredonia. Il Covid ci sta rallentando ma sicuramente tutti i territori federiciani verranno toccati.

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